Solo cattive notizie
Nel mondo questa settimana, cosa sta succedendo in Francia e due storie orrende
Oggi è domenica 2 luglio e questa è Occhiaie, la newsletter di Generazione edita da Benedetta Di Placido e Nicoletta Ionta.
Buona domenica e bentornatə su Occhiaie.
E anche questa volta siamo sopravvissute al mese di giugno. Su luglio, abbiamo i nostri dubbi. Lo avete visto, si alternano settimane di calma piatta a settimane come quella appena passata, in cui sembra tutto assai complicato, ma anche demoralizzante e spaventoso.
Occhiaie serve soprattutto in questi momenti.
Iniziamo.
Nel mondo questa settimana
Il partito conservatore Nuova Democrazia, guidato da Kyriakos Mitsotakis, ha ottenuto la maggioranza assoluta dei seggi (158 su 300) nelle elezioni legislative del 25 giugno. Alexis Tsipras, l'ex primo ministro greco e leader del principale partito di opposizione Syriza (Sinistra UE), ha annunciato le sue dimissioni dalla guida del partito nella giornata di giovedì.
Il 27 giugno si è verificato un attacco russo in un ristorante a Kramatorsk, nella regione orientale di Donetsk, che ha causato la morte di almeno otto persone e il ferimento di altre 56.
Il 26 giugno, il presidente Vladimir Putin ha tenuto un discorso in televisione, rappresentando la sua prima apparizione pubblica dopo la ribellione della milizia Wagner. Durante il discorso, Putin ha affermato di aver evitato un bagno di sangue, accusando inoltre l'Ucraina e l'Occidente di auspicare un conflitto fratricida simile.
In Canada la stagione degli incendi boschivi sta continuando a influire pesantemente su molte città del nord degli Stati Uniti, compromettendo significativamente la qualità dell'aria. Ne avevamo già parlato qui.
La Corte d'appello britannica, ha dichiarato illegale il piano del governo del Regno Unito che prevedeva il trasferimento dei migranti entrati illegalmente nel territorio britannico in Ruanda. Secondo l'accordo, il Regno Unito avrebbe pagato il Ruanda per prendere in carico i migranti mentre si decideva sul loro status di rifugiati.
Cosa è successo a Nanterre
C'è un video che vede due poliziotti in piedi accanto a un auto ferma. È una Mercedes gialla. Dentro, c'è un ragazzo, ha 17 anni: si chiama Nahel M. Il poliziotto a destra gli punta l'arma contro, lo tiene sotto tiro. Qualcuno dice: "Stai per ricevere un proiettile in testa". E poi, uno sparo.
Siamo a Nanterre, nella periferia a nord-ovest di Parigi, dove Nahel viveva con sua madre, Mounia. Aveva da poco deciso di abbandonare il corso che stava seguendo per ottenere una qualifica di elettricista e guadagnava da vivere come autista per consegne, lavorando anche in un fast-food della zona.
Martedì Nahel era stato fermato per una violazione del codice della strada, e inizialmente, la polizia aveva affermato di aver sparato in quanto il veicolo si stava dirigendo verso i due agenti con l'intenzione di investirli.
La versione è stata smentita da un video che è diventato rapidamente virale sui social media, scatenando violenti scontri in tutto il Paese. Secondo il ministro dell'Interno Gérald Darmanin, da martedì sono state arrestate circa 1000 persone in tutto il Paese. Solamente durante la notte tra venerdì e sabato, il governo ha dispiegato circa 45.000 agenti, un incremento di 5.000 rispetto al giorno precedente.
A Nanterre migliaia di persone si sono riunite per lui: "Non dimentichiamo, non perdoniamo", ha scandito la folla. A guidare il corteo c'era sua madre, Mounia, sulla cabina di un furgoncino, indossando una maglietta bianca con la scritta "Giustizia per Nahel" e la data della sua morte. Rapidamente sono scoppiati scontri tra alcuni manifestanti e la polizia, con l'uso di gas lacrimogeni da parte degli agenti.
Le circostanze non sono nuove: le sparatorie mortali da parte di agenti di polizia durante gli arresti stradali sono in aumento. Dal 2022 sono 13 le persone che hanno perso la vita in incidenti che coinvolgevano la polizia, in seguito a casi di "refus d'obtempérer", ossia il rifiuto di un automobilista o di un motociclista di fermarsi su richiesta di un agente di polizia. Secondo un conteggio dell'agenzia di stampa Reuters, la maggior parte delle vittime dal 2017 erano nere o di origine araba.
È importante ricordare che, secondo una legge del 2017, la polizia può sparare contro un veicolo che non rispetta un ordine di arresto, e i cui occupanti "rischiano, nella loro fuga, di perpetrare danni alla loro vita o integrità fisica o a quella di altri". La legge riguarda principalmente le situazioni in cui la polizia può fare uso delle armi in modo legittimo, consentendo alle forze dell’ordine di agire in condizioni più flessibili rispetto alle disposizioni precedenti.
Recentemente, la Francia è stata oggetto di critiche da parte delle Nazioni Unite a causa della violenza perpetrata dalla polizia. Venerdì l'Ufficio dell'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani (OHCHR), ha criticato le forze di polizia francesi, affermando la necessità per il Paese di affrontare seriamente le profonde questioni del razzismo e della discriminazione razziale nelle forze dell'ordine".
Diverse organizzazioni non governative, tra cui Amnesty International e la Lega per i Diritti Umani, avevano già sollevato il problema dell'uso eccessivo della forza da parte delle forze dell'ordine contro i manifestanti. Ne abbiamo parlato la settimana scorsa qui, ma anche qui.
Infatti, in Francia non sono infrequenti i casi di violenza da parte della polizia, così come la presenza di discriminazione razziale e religiosa. Secondo l’indagine del Défenseur des Droits del 2017 riportata dal NYT, “i giovani uomini percepiti come neri o arabi" hanno 20 volte più probabilità di essere sottoposti a controlli di identità da parte della polizia.
A Bruxelles, Macron è stato costretto a lasciare anticipatamente le riunioni del Consiglio europeo per fare ritorno a Parigi. Inizialmente, il Presidente aveva fermamente denunciato l'incidente, affermando che "nulla giustifica la morte di un giovane", durante una visita a Marsiglia lo scorso 28 giugno, per poi rivedere la propria posizione in seguito disordini scoppiati nelle città.
Durante la riunione d'emergenza organizzata al suo ritorno, Macron ha condannato pesantemente le violenze di piazza, definendole "un sfruttamento inaccettabile della morte di un adolescente". Nel frattempo, la destra di Marine Le Pen e Eric Zemmour ha sollevato la richiesta di instaurare lo stato di emergenza, che consentirebbe alle autorità di adottare misure eccezionali, come l'istituzione del coprifuoco e la chiusura di luoghi pubblici.
Si grida: non-uno-di-più, così come lo si gridava nel 2005, quando il paese fu scosso da tre settimane di rivolte in seguito alla morte di Zyed Benna, 17 anni, e Bouna Traoré, 15 anni, che persero la vita all'interno di una cabina elettrica a Clichy-sous-Bois nella notte del 27 ottobre. I due ragazzi si erano rifugiati lì cercando di sfuggire a un inseguimento da parte della polizia.
Per uno studio indipendente decessi per arma da fuoco provocati dalle forze dell’ordine in Francia qui. Per continuare a seguire gli aggiornamenti live della situazione vi consigliamo i siti di France24, disponibile anche in inglese, e Le Monde.
Un commento su due storie orrende
La premessa al pezzo che state per leggere è che l’ho scritto più volte perché mi sembra di star dicendo solo idiozie di fronte a due storie orrende, che temo non possano essere davvero comprese con interesse. Non per sfiducia nei vostri confronti, ma perché siamo su questa strada da sempre e nulla cambia. Nulla. E’ estenuante, ma mi rendo conto di doverlo fare proprio per questo, per cui perdonate la mancata originalità in quel che sto per raccontare, provo a ricapitolare quanto accaduto senza perdermi in metafore o discorsi già fatti. Voi provate a pensare che tutto questo sia reale. Perché lo è.
Questa settimana sono successe due cose molto brutte. Una è accaduta proprio durante la settimana, mercoledì 28 giugno. L’altra va avanti da anni, ma è stata resa pubblica dal quotidiano francese Le Monde durante i giorni scorsi.
Parlo della storia di Michelle Maria Causo, la ragazza di 17 anni che è stata uccisa a coltellate nel suo quartiere, Primavalle, per poi essere chiusa in una busta dell’immondizia e lasciata in un carrello, vicino ai secchioni.
L’altra vicenda è quella di Françoise, la donna francese di cui - per caso - sono stati scoperti gli anni di abusi e stupri subiti, organizzati e gestiti dal marito e che hanno coinvolto più di 80 uomini di cui lei, fino al momento dell’indagine, era all’oscuro.
Per leggere qualcosa in più sulla storia di Michelle, suggerisco questo thread di Valerio Renzi, forse l’unica persona che riesce a parlare con lucidità di Roma e di quello che accade qui. Ma anche questo articolo del Post. Per quanto riguarda la vicenda di Françoise, suggerisco l’inchiesta originale di Le Monde per chi capisce il francese, o questo articolo del Post che ricapitola molto bene i fatti.
Mi è capitata la tremenda coincidenza di leggere nella stessa serata entrambe le notizie, una dopo l’altra. Forse per questa ragione, o perché sono una donna, ho sentito il sangue gelarsi nelle vene. Quello che ho pensato, è che l’unico motivo per cui ancora non abbiamo superato tutto l’universo di problematiche che girano attorno alla violenza di genere è perché questa sensazione la proviamo solo io, il resto del genere femminile e le persone lgbtq+. Quindi, questa sensazione che ancora sento, non è universale.
Anzi, siamo di fronte all’esistenza di due fazioni completamente contrapposte. Chi, come me, legge di persone ammazzate perché dotate di caratteristiche identiche alle proprie, e poi coloro che hanno le stesse caratteristiche di chi ammazza. Ora, concedendovi capacità di discernimento in merito all’affermazione “not all men”\”non tutti gli uomini”, vi pregherei di considerarvi, così per tentare, parte del problema. Dunque immaginate il problema come una piramide. Facilito con immagine:
Alla base, nel verde, ci sono coloro che praticano violenza simbolica, violenza nel linguaggio e violenza culturale. Nell’arancione ci sono coloro che sono nelle forze dell’ordine o nei servizi sanitari e praticano violenza in quegli ambiti. Nel blu ci sono coloro che praticano violenza economica, psicologica e fisica. Nel rosso, ci sono tutti gli altri, coloro che non denunciano situazioni di cui sono testimoni, che possiedono dei privilegi che non utilizzano nei confronti di chi è oppresso, che non correggono coloro che compiono soprusi, che non aiutano - insomma. Che tacciono pensandosi assolti.
Pensate di riuscire a collocarvi da qualche parte?
Questa piramide potrebbe diventare Torre Di Babele, perché gli atteggiamenti complici o protagonisti che girano attorno a dinamiche di violenza di genere sono infiniti, ma non ho adesso l’ambizione di raggiungere il Padre eterno.
Bene, il fulcro è qui. Supponendo che non apparteniate ai piani bassi, mi viene il dubbio che tutti - o quasi - siate stretti al piano più alto, vicino alla punta. Tu, i tuoi amici maschi, quelli del liceo, quelli del calcetto, quelli del lavoro, i politici che voti, le persone che vivono in bolle di privilegio.
Talmente state stretti, che manca l’aria. Talmente state stretti, che qualcuno inizia a guardarsi intorno e rendersi conto che la vita fuori da questa piramide è sì difficile, ma forse vale maggiormente la pena.
Dovrebbe toccare a tutti questa idea di una potenziale vita migliore. Dovrebbe scuotere le viscere di ciascuno la possibilità di liberarci della piramide, di rigettare gli schemi, di non avere strutture in cui schiacciarci e - soprattutto - con cui schiacciare.
Nonostante questo, ogni volta che una di noi muore, mi sembra che ci siano reazioni così scomposte da parte di coloro che non ammazzano, non stuprano, non molestano e non abusano, che fatico a sentirmi sollevata o al sicuro in questa circostanza sempre più diffusa. C’è quasi un silenzio d’imbarazzo. Nello spazio pubblico a riempire questo silenzio sono sempre e solo le donne, con rara e scarsa partecipazione degli uomini che, mi domando, perché non abbiano quasi mai nulla da dire.
Sono passati cinque giorni da quando ho letto queste due notizie e sono ancora molto spaventata, scoraggiata, colpita. E’ per questo che ne parlo qui.
Voi?
(L’idea della piramide viene da un post di Non Una Di Meno Roma, che ringrazio per avere sempre le parole che io non ho. Lo potete vedere qui.)
Generazione Prova
Ogni estate, che a Roma ha sempre questa caratteristica di essere bollente e insopportabile, mi sento di essere tra i protagonisti di Fa La Cosa giusta, di Spike Lee. Sarà che New York d’estate sembra davvero Roma o che che noi romani condividiamo con i newyorkesi l’annoso problema di essere formiche in mastodontiche città assolutamente poco accoglienti. Ma il mese di luglio per me significa solo una cosa: Run D.M.C a palla, all day everyday. Ed è subito Bronx-Tufello, una sedia fuori dal cortile di casa e people watching.
Spero stiate cogliendo le vibes. Nel dubbio cliccate qui
A cura di Benedetta Di Placido (@ben.detto)
Generazione AP-Prova
Sarà stata la nostalgia dell’esame di maturità, chissà…ma questa settimana sono caduta in un loop Shakespeariano da cui non ne uscirò facilmente. Non giudicatemi, o forse, fatelo. Intanto, Macbeth.
A cura di Nicoletta Ionta (@nicolettaionta)
Ringraziamenti
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A domenica prossima!
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