Non pulire questo sangue
Nel mondo questa settimana, i fatti di Verona, il cielo è arancione sopra New York e purtroppo, poche buone notizie...
Oggi è domenica 11 giugno e questa è Occhiaie, la newsletter di Generazione edita da Benedetta Di Placido e Nicoletta Ionta.
Buona domenica e bentornatə su Occhiaie.
Se la scorsa settimana è stata noiosa non possiamo dire lo stesso di questa. E se c’è una cosa che il nostro Paese fa benissimo è non darci occasione di riposo, mai. Si parla di nuovo di pestaggi da parte delle forze dell’ordine e di incendi oltreoceano che - come ogni estate - arriveranno anche qui.
Aggiornamenti su quello che ha occupato il fine settimana di tutti, invece, ve li risparmiamo. Era il 2016 quando la Dark Polo Gang cantava la strofa “guerre tra falliti, non mi interessa”. Oggi ci prendiamo la licenza poetica di sostituire falliti con ricchi*.
Iniziamo quindi, con un meme che ci ha fatto molto ridere.
Nel mondo questa settimana
Il 6 giugno, un terremoto di magnitudo 4,9 sulla scala Richter ha colpito Haiti, causando la morte di quattro persone. Numerose abitazioni sono state distrutte a causa del sisma.
A Montevideo, capitale dell'Uruguay, si sono svolte proteste in risposta ai razionamenti dell'acqua che sono stati imposti nella città e nella sua area metropolitana. L'Istituto nazionale di meteorologia ha dichiarato che la siccità che affligge la zona da tre anni è la peggiore registrata nell'ultimo secolo.
I ministri dell'Interno dell'Unione Europea hanno raggiunto un accordo su una riforma del regolamento di Dublino riguardante la gestione dei migranti e dei richiedenti asilo.
In Francia un uomo armato di coltello ha perpetrato un attacco in un parco situato sulla riva del lago Annecy, nel sud-est del Paese. Nell'incidente, sono rimaste ferite sei persone, tra cui quattro bambini, con due di loro in pericolo di vita.
Il gruppo terroristico al-Shabab ha rivendicato la responsabilità di un attacco perpetrato presso l'hotel Pearl Beach a Mogadiscio, la capitale della Somalia. Nell'attacco, avvenuto nel ristorante dell'hotel, almeno sette persone sono rimaste ferite.
I fatti di Verona e i nomi degli agenti che li hanno commessi
Di abuso di potere e reati di tortura da parte delle forze dell’ordine avevamo già parlato in un altro numero di occhiaie, in cui Nicoletta ricapitolava i fatti di Santa Maria Capua Vetere. Se volete rileggervi come era andata quella faccenda, potete cliccare qui.
Questa volta ci troviamo davanti una situazione più agghiacciante, qualora si possa anche solo ipotizzare di stilare una classifica a riguardo.
Per circa 8 mesi la Squadra Mobile di Verona, su delega della Procura, ha indagato sulla base di alcuni documenti e testimonianze, che hanno portato alla luce atti considerati “gravemente lesivi” della dignità di alcune persone. Scendendo più nello specifico, cinque poliziotti avrebbero commesso reati di tortura, lesioni, omissioni di atti d’ufficio, peculato e abuso d’ufficio, ai danni di alcune persone da loro arrestate e trattenute in questura. I loro nomi sono Alessandro Migliore, Loris Colpini, Federico Tommaselli, Roberto Da Rold e Filippo Failla Rifici.
La notizia è divenuta nota martedì 6, quando gli agenti coinvolti sono stati messi agli arresti domiciliari. Con loro, sono stati rimossi dagli incarichi altri 20 agenti, considerati non materialmente colpevoli ma conniventi, quindi pienamente a conoscenza dei fatti.
Le indagini che hanno portato ai cinque arresti hanno reso evidente che gli illeciti siano avvenuti in un lasso di tempo che va da luglio 2022 a marzo 2023. A questo punto, passerei a raccontare cosa hanno riportato i quotidiani riguardo quei momenti, se preferite evitarne la cronaca esplicita, potete saltare all’emoji della freccia e ricominciare la lettura da lì.
Alcuni dettagli sono stati recuperati da un’intercettazione telefonica tra Migliore e la sua fidanzata, in cui sente il poliziotto dire, parlando di un fermo della sera precedente “Ha iniziato a rompere il cazzo. Vi spacco sbirri di merda, di qua e di là. Allora ha dato una capocciata al vetro. Il collega apre la porta e “Vieni un attimo fuori, adesso ti faccio vedere io quante capocciate alla porta dai”. Boom boom boom boom. E io ridevo come un pazzo”. Ammettendo, subito dopo, anche il proprio coinvolgimento “Amò, mi ero messo il guanto, ho caricato una stecca, bam, lui chiude gli occhi, di sasso per terra è andato a finire, è rimasto là. È svenuto. Minchia che pigna che gli ho dato.”
Sono emerse anche aggressioni subite da senzatetto o stranieri, che secondo quanto riferito dalla gip incaricata, Livia Magri, sarebbero quelle più frequenti: “I soprusi, le vessazioni e le prevaricazioni poste in essere dagli indagati risultano aver coinvolto, in misura pressoché esclusiva, soggetti di nazionalità straniera, senza fissa dimora, ovvero affetti da gravi dipendenze da alcol o stupefacenti, dunque soggetti deboli.”
Uno degli episodi più discussi coinvolge un uomo che, dopo essere stato fermato, è stato costretto ad urinare per terra e poi “impiegato come uno straccio per pulire il pavimento”.
↪️ Questa notizia non rappresenta motivo di sorpresa. Le forze dell’ordine di questo Paese sembra siano impossibilitate ad esentarsi da fatti violenti e criminali. Il clima che vige tra gli agenti, puntualmente rimarcato come “di fratellanza”, non solo consente che avvengano fatti di questa entità, ma rende semplice e quasi scontata l’omertà che poi condisce il futuro dei colpevoli. Non siamo nuovi a queste faccende, la Corte di Strasburgo nel 2015 aveva condannato l’Italia per tortura, con riferimento ai fatti del G8 di Genova, avvenuti alla Scuola Diaz 15 anni prima.
E se questo quadro sembra già demoralizzante, vale forse la pena ricordare che circa due mesi fa Fratelli d’Italia aveva proposto di cancellare il reato di tortura dal nostro Codice Penale, sebbene sia lì solo dal 2017. Le discussioni a riguardo, tuttavia, sono ancora in fase di stallo.
Concludiamo con le parole di Patrizio Gonnella, Presidente di Antigone, che è bene prendere come punto di riferimento quando si parla di queste cose:
“Quelli per tortura sono processi difficili, perché richiedono che si rompa lo spirito di corpo, che costituisce ila vera e propria malattia degli apparati di sicurezza. Per questo siamo grati a chi a Verona, indagando sui propri colleghi, e non sarà stato facile neanche dal punto di vista umano, ha infranto un modello corporativo distorto che fa male alla democrazia.”
Per leggere il pezzo completo di Patrizio Gonnella sul Manifesto, puoi cliccare qui.
E il cielo è sempre meno blu
Vedendo le foto dell'enorme nuvola di cenere che ha avvolto New York in un velo arancione, mi è venuto in mente un film terrificante con Ashton Kutcher che tanto mi piaceva da bambina. Il film è del 2004, e si intitola "The Butterfly Effect", in cui si afferma che anche il più piccolo battito d'ali di una farfalla può scatenare un uragano dall'altra parte del mondo. L'effetto farfalla, in realtà, non l’ha certo inventato Ashton Kutcher, ma è un concetto teorico rubato alla teoria del caos, utilizzato come metafora per descrivere la sensibilità delle condizioni iniziali in un sistema complesso, in cui anche una minima variazione iniziale può avere conseguenze significative e imprevedibili nel corso del tempo.
L'espressione in realtà ha origini più legate all'arte che alla scienza, e si ispira al racconto fantascientifico degli anni ‘50 di Ray Bradbury: "Rumore di tuono". Questa storia immagina un futuro in cui i viaggi nel tempo consentono l'organizzazione di safari per turisti. Purtroppo, durante uno di questi safari, un escursionista finisce per schiacciare accidentalmente una farfalla nella preistoria, scatenando così una serie di eventi straordinari che hanno conseguenze catastrofiche per l'intera storia umana.
Questa volta il battito di farfalla è avvenuto a circa 1.264,22 km di distanza, sono stati gli incendi in corso in Canada a raggiungere New York. Tuttavia, non si tratta della prima volta: l'anno scorso, un incendio simile aveva generato una massiccia emissione di cenere, che, spinta dal vento, aveva attraversato la parte settentrionale degli Stati Uniti fino a raggiungere New York, coprendola con di una polvere rossa. Nel 2017, un altro incendio in Canada ha portato fumo e cenere fino a New York.
Empire State Building, Central Park, Fifth Avenue, Statua della Libertà, Ponte di Brooklyn: ogni cosa è stata coperta da una nube arancione, rendendo l'aria irrespirabile. Molti abitanti hanno riportato irritazione agli occhi e al naso, e, per questo motivo, in città si è ripreso a utilizzare le mascherine come misura protettiva durante gli spostamenti.
In uno studio pubblicato nel 2021, è stata per la prima volta stabilita una connessione tra il fumo degli incendi e le malattie della pelle. Lo studio ha esaminato l'inquinamento atmosferico causato dall'incendio di Camp Fire in California nel 2018. Puoi trovare più informazioni al riguardo qui.
Secondo il monitoraggio dell'ente governativo AirNow, che si occupa della qualità dell'aria negli Stati Uniti, una concentrazione di Pm2.5 superiore a 100 è considerata "malsana", mentre un livello superiore a 300 è considerato "pericoloso". Queste particelle sono così sottili che possono penetrare nei polmoni e nei bronchi più piccoli e, in alcuni casi, possono persino entrare nella circolazione sanguigna. A causa delle loro dimensioni ridotte, il PM2,5 può rappresentare un rischio per la salute umana, poiché può portare a problemi respiratori, infiammazioni e altri effetti negativi sul sistema cardiovascolare. Giovedì, sia il Queens che il Bronx hanno registrato un indice di concentrazione di Pm2.5 di oltre 400.
La ridotta visibilità degli ultimi due giorni ha causato diversi problemi, soprattutto nel traffico aereo, con numerosi voli cancellati e significativi ritardi. Inoltre, diversi eventi all'aperto sono stati annullati, inclusa una partita della Major League di baseball tra i New York Yankees e i Chicago White Sox, che è stata rimandata. Alcune scuole hanno anche chiuso o limitato le attività ricreative al chiuso a causa di queste condizioni avverse.
In Canada, gli incendi attivi segnalati solo nella provincia del Quebec - la più colpita - sono circa 150, ma non solo, anche nelle province di Alberta, Columbia Britannica e Ontario la situazione è critica. Fin dall'inizio della primavera, si stima che oltre 3,8 milioni di ettari di territorio siano stati colpiti dagli incendi, rappresentando dodici volte la media degli ultimi dieci anni per lo stesso periodo. Gli esperti ritengono plausibile che la stagione degli incendi del 2023 diventi la peggiore mai registrata nella storia del Canada.
Per informazioni aggiornate sugli ultimi sviluppi, puoi consultare questa pagina del New York Times che sta pubblicando tutte le informazioni rilevanti su questo argomento. Inoltre, per una mappa interattiva sull'aria e la presenza di fumo derivante dagli incendi in Canada, puoi accedere a questo link.
Generazione Prova
Vi ho parlato di musica libanese, greca e genericamente araba, oggi è il turno di un po’ di West Coast.
Uno dei miei artisti rap preferiti, Aminé, ha pubblicato un album in collaborazione con KAYTRANADA, produttore canadese. Facendo una fantasiosa crasi dei loro nomi abbiamo il nome ufficiale della coppia, nonché dell’album in questione “KAYTRAMINE”. Sono undici brani che spaziano tra elettronica e funky, senza far sentire la mancanza degli anni ‘90, che sono in ottima forma nel mio brano preferito dell’album “Who He Iz”, che potete ascoltare qui. Qui, invece, una bella intervista di Zane Lowe x Apple Music.
Gli esperimenti di coppia stanno funzionando bene secondo me e questo è uno dei più riusciti dopo quello dei Silk Sonic (Bruno Mars + Anderson .Paak).
A cura di Benedetta Di Placido (@ben.detto)
Generazione AP-Prova
Durante il mio abituale pellegrinaggio culinario del fine settimana in ricerca di nuovi ristoranti e piatti da provare intorno a me, ho scoperto un nuovo piatto indiano di cui mi sono innamorata perdutamente. I malai kofta sono un piatto popolare della cucina indiana, particolarmente amato dagli amanti del cibo vegetariano. Si tratta di polpette fritte a base di formaggio (paneer) e patate, servite in una salsa cremosa e ricca di spezie. La parola "malai" significa "crema" in hindi, mentre "kofta" è il termine utilizzato per riferirsi alle polpette immerse nella salsa.
È la salsa malai che mi ha fatto perdere la testa: si tratta di una combinazione di pomodoro, cipolla, panna fresca, latte di mandorle e di spezie come cardamomo, cannella, chiodi di garofano, coriandolo e curcuma. La salsa viene condita con ghee (burro chiarificato) e arricchita con crema fresca o panna. Ap-provata.
Per una versione vegana e semplificata qui.
A cura di Nicoletta Ionta (@nicolettaionta)
Ringraziamenti
Grazie a tuttə per esserci! Ci avviciniamo all’estate e Occhiaie chissà che strada prenderà. Intanto, se ti va di consigliare questa newsletter a qualcuno sarebbe bello!
Grazie alla Redazione di Generazione, e a chi ci aiuta qui e lì. Grazie a Chiara Meloni per curare le illustrazioni settimanali.
A domenica prossima!
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