Ripassone di storia?
Quel sottile filo che lega le pensioni alla techno, le spie americane e chatGPT
Oggi è domenica 19 marzo e questa è Occhiaie, la newsletter di Generazione edita da Benedetta Di Placido e Nicoletta Ionta.
Buongiorno a tuttə e buona domenica.
Questa settimana abbiamo avuto la sensazione che tuttə abbiano provato a fare qualcosa che fosse degno di nota per finire su questa newsletter. Dal revisionismo storico di La Russa, al caos ChatGPT, all’incriminazione di Donald Trump. Per risolvere, non abbiamo parlato di nessuna di queste cose.
Bentornatə su Occhiaie.
Nel mondo questa settimana
L'ex presidente Donald Trump è stato incriminato il 30 marzo da un gran giurì. Donald Trump è accusato di aver pagato in nero 130mila dollari il silenzio dell'attrice e regista di film porno Stormy Daniels riguardo alla loro relazione. Ne abbiamo parlato qui.
Il Presidente Bielorusso Lukashenko ha proposto una tregua per la situazione in Ucraina e ha parlato del rischio di una guerra nucleare.
C’è stata una sparatoria in una scuola a Nashville, negli Stati Uniti. Tra le vittime sei persone, tra cui tre bambini.
Humza Yousaf è il nuovo Primo Ministro Scozzese. Yousaf prenderà il posto dell’ex premier dimissionaria Nicola Sturgeon, alla guida del Paese dal 2014.
Migliaia di persone sono scese in piazza in Israele per protestare contro la riforma della giustizia, che diminuisce i poteri di controllo esercitati dalla Corte Suprema nei confronti dell’operato del Governo. Inoltre, secondo la riforma, il Primo Ministro che non potrà più essere sollevato dall’incarico sulla base della condotta giudiziaria.
Ad accendere le tensioni è stato il licenziamento del ministro della Difesa Gallant da parte del PM Netanyahu. Gallant è stato uno dei primi e pochi a schierarsi contro la riforma. Abbiamo approfondito la questione qui.
Chi sono i tecno-manifestanti francesi
Eccoci qui ancora a parlare di quello che succede in Francia. No, non ci stiamo stancando.
Come vi avevamo già raccontato qui, da gennaio in Francia si susseguono una serie di scioperi e mobilitazioni. La riforma del sistema pensionistico è al centro di un acceso dibattito, con forte opposizione da parte della società civile. Infatti, si stima che circa il 70% della popolazione sia contrario alla riorganizzazione del sistema proposto dal governo.
Dopo le vacanze invernali, le proteste contro la riforma hanno raggiunto un nuovo livello di mobilitazione. Le tensioni sono esplose il 16 marzo, quando il governo ha usato l'articolo 49.3 per bypassare il voto parlamentare dell'Assemblée Nationale per far passare la misura. La mossa è stata percepita dall’opposizione e dai movimenti sociali come un vero e proprio attacco alla democrazia.
Quello che stupisce è la partecipazione trasversale delle diverse generazioni, così come l’unione di diverse istanze, dai movimenti femministi agli attivisti ambientalisti.
La repressione e la violenza della polizia sembrano essersi intensificate: sono state raccolte migliaia di firme per la dissoluzione dell'unità degli agenti antisommossa, e 17 inchieste sulle violenze della polizia durante le manifestazioni sono state aperte.
In particolare, la manifestazione ambientalista Sainte-Soline, nel sud-ovest della Francia, è stata scenario di violenti scontri. Circa 30 mila persone si sono ritrovate per protestare contro il progetto dei “mega-bacini”, che comporterebbe la costruzione di piscine artificiali per l’irrigazione dei campi. Decine di persone sono rimaste ferite negli scontri, e alcuni manifestanti sono finiti in coma.
La decima giornata di mobilitazioni ha portato a numerosi arresti e momenti di tensione e violenza da parte della polizia, documentati e condivisi sui social. La dura repressione del governo e la chiusura nei confronti di ogni tipo di dialogo con le parti sociali continuano ad infammare le piazze. Dunja Mijatovic, commissaria per i diritti umani del Consiglio d'Europa, ha espresso preoccupazione per le condizioni in cui si stanno svolgendo le manifestazioni nel Paese, affermando che la libertà di espressione e di riunione sta subendo delle limitazioni.
Ma la mobilitazione non accenna a fermarsi, anzi, nuovi modi originali di scendere in piazza e di manifestare il proprio dissenso diventano virali sui social. E’ il caso della techno-gréve (tecno-sciopero in italiano) di Alternatiba Paris, movimento sociale francese impegnato per la giustizia climatica.
“Retraites, climat : même combat, pas de retraités sur une planète brulée.”
(Pensioni, clima: stessa lotta, nessun pensionamento su un pianeta in fiamme)
Dopo la pubblicazione il video è diventato virale, insieme alla serie di slogan incisivi riguardanti temi come le pensioni, il clima e la tassazione dei ricchi. Tra le hit "bloque, bloque, bloque, bloque", sulle note di Work di Rihanna e “Taxer-les-riches”.
In pochi giorni, la ragazza dagli occhiali scuri è diventata nota come "la meuf che balla alle manifestazioni". Lei è Mathilde Caillard, 25 anni, in arte MC danse pour le climat, attivista ambientalista di Alternatiba Paris.
Non solo “techno-gréviste”, come si definisce nella sua bio di Twitter, ma anche impegnata a livello istituzionale. Caillard è infatti assistente parlamentare di Alma Dufour, militante ecologista deputata dell’Assemblea Nazionale per La France Insumise, gruppo di sinistra radicale di Jean-Luc Mélenchon.
Il corpo come strumento di lotta, la danza come pratica per la riappropriazione e la strada come palcoscenico: “Questo sistema oppressivo non ci toglierà la gioia”, afferma.
Il movimento sottolinea la forte connessione tra il sistema pensionistico e la lotta per il clima. Secondo gli attivisti, allo stato attuale vi è la necessità di riconsiderare tutte le riforme sociali che puntano a riorganizzare il modo di vivere alla luce delle conseguenze dell’emergenza climatica in corso.
La prossima giornata di mobilitazione è prevista per giovedì 6 Aprile. Si va avanti.
Questa storia delle spie americane
Giovedì 30 marzo l’intelligence russa ha fatto sapere di aver arrestato un giornalista americano accusato di spionaggio, sostenendo di averlo colto con le-mani-nel-sacco.
Si tratta di Evan Gershkovich, giornalista 31enne del Wall Street Journal, per cui è inviato a Mosca da gennaio 2022. Il suo sembrerebbe essere il più recente caso di detenzione per presunto spionaggio americano dal crollo dell’Unione Sovietica, la stessa Unione Sovietica da cui sono fuggiti i genitori di Gershkovich, raggiungendo il New Jersey.
In un’intervista, il giornalista, ha spiegato di aver iniziato a scrivere di Russia nel 2017, dopo essere stato assunto dal Moscow Times come inviato. Racconta che ciò è avvenuto proprio in virtù della sua conoscenza del russo, che parla dall’infanzia.
L’accusa mossa nei suoi confronti è di spionaggio sull’operato del gruppo Wagner, il gruppo di mercenari composto da ex-militari e ex-detenuti che sta combattendo per la Russia e di cui potete leggere qui. Per questo motivo, Gershkovich potrebbe essere condannato fino a 20 anni di carcere, secondo quanto previsto dall’articolo 276 del Codice penale della Federazione russa.
Il Wall Street Journal ha smentito le accuse mosse al proprio giornalista in un comunicato, affermando che: “Il Wall Street Journal respinge con veemenza le accuse dei servizi di sicurezza russi e chiede l’immediato rilascio di Evan Gershkovich, un giornalista affidabile e coscienzioso […] Siamo solidali con Evan e la sua famiglia. Il Wall Street Journal è profondamente preoccupato per la sicurezza del suo giornalista”. Anche il Presidente Biden si è aggiunto alla corale richiesta di liberazione. Per l’occasione ha ripetuto che non è sicuro per i cittadini americani andare in Russia in questo momento e che - tuttavia - non intende ritirare il corpo diplomatico.
Per la Russia, si è invece esposto il portavoce di Putin, Dmitri Peskov, sostenendo che Gershkovich sarebbe stato colto mentre cercava informazioni riservate, cioè mentre frugava tra i segreti di Stato russi. Poi ha anche detto una roba che suona tipo “io so questa cosa ma non posso dirvi dove l’ho scoperta ma vi giuro che la so, la so!”
La notizia della detenzione non sta squarciando alcun velo di Maya, anzi, sembra ripercorrere le tracce della vicenda di Brittney Griner, cestista statunitense dell’NBA femminile. Griner era stata trattenuta a Mosca in quanto sorpresa con olio di hashish nel proprio bagaglio. Dopo una trattativa di diversi mesi le due parti hanno contrattato uno scambio di prigionieri: Brittney Griner è tornata libera negli Stati Uniti in cambio del rilascio di Viktor But, trafficante d’armi, criminale ed ex-militare russo. Soprannome: il mercante di morte. Un tipetto ok.
Marco Imarisio, giornalista del Corriere della Sera, racconta in questo ottimo pezzo come sia l’attività giornalistica degli invitati esteri in Russia. Qualsiasi cosa potrebbe essere scambiata per spionaggio, dice “È difficile spiegare cosa significa fare giornalismo nella Russia di oggi. Chiunque ci abbia provato dopo l’inizio della cosiddetta «operazione militare speciale» ha un episodio in tasca che racconta bene l’ansia e l’incertezza, che ogni tanto capita di provare. Quella volta che in una città di provincia ti hanno sequestrato il passaporto per un’ora, quella volta che un poliziotto ti ha obbligato a salire su un furgone perché avevi parlato con un manifestante. Poteva andare in un modo o nell’altro, o almeno la sensazione è sempre quella, che ci è mancato poco.”
E’ proprio Imarisio a sostenere nel suo pezzo che non si deve necessariamente cestinare l’ipotesi che l’arresto di Gershkovich sia il preludio di una nuova trattativa diplomatica per la liberazione di un prigioniero russo in cambio della libertà del giornalista statunitense.
Nel dubbio generale, resta l’idea che procedendo per questa strada si riesca infine a raggiungere l’obiettivo di intimidire la libera informazione. Non tanto passando per fermi penali collezionati in massa da parte delle autorità russe, quanto più per dei divieti imposti dai Paesi di provenienza nella libera circolazione dei propri giornalisti. Se dovesse diventare una modalità sistemica, forse gli Stati Uniti sarebbero i primi a rinunciare a questo braccio di ferro mantenuto finora.
Tuttavia, tra USA e Russia c’è tensione da tempo, ben prima dell’inizio dell’invasione russa in Ucraina. Un ottimo articolo di ISPI ripercorre i passi che ci hanno portato fino a qui, lo potete leggere cliccando sulla parola “guerra fredda”.
Consiglio anche questo pezzo di Joshua Yaffa: The Unimaginable Horror of a Friend’s Arrest in Moscow. Perché, sebbene sia complesso da ricordare, si tratta comunque di persone. Con amici e parenti che li aspettano a casa.
Generazione Weekly
Questa settimana Alessia Morra ci ha parlato di “Mai raramente a volte sempre”, film scritto e diretto da Eliza Hittman. Il film narra la storia di Autumn, fuggita in compagnia della cugina Skyler nella speranza di abortire a New York.
Con dei soldi rubati e senza un posto dove mangiare o dormire, le due si ritrovano in balia di un’avventura che non ha davvero niente di più insidioso di quanto non ci sia già tra le quattro mura della sua casa in Pennsylvania. La narrazione non è solo il racconto di un viaggio verso l’aborto, ma dei livelli in cui la violenza di genere prende forma, assume un volto e si fa piaga sociale.
Generazione Prova
Questa settimana ho scoperto Philomena Cunk e il suo show su Netflix “Cunk on Earth”. Non so precisamente cosa mi frenasse dal guardare la prima puntata ma è uno dei prodotti televisivi più divertenti degli ultimi anni. In ogni puntata Philomena - personaggio di fantasia interpretato da Diane Morgan - affronta un tema diverso, fingendosi divulgatrice e assumendo le movenze, il linguaggio e l’apparenza di un David Attenborough qualsiasi. Dalla sua bocca, però, escono solo cose completamente prive di senso.
Guardando, ci rendiamo conto di non voler mai essere Philomena e di non volerla mai incontrare. E proprio mentre formuliamo questo pensiero, iniziamo ad assomigliarle sempre di più
A cura di Benedetta Di Placido (@ben.detto)
Generazione AP-Prova
Questa è stata la settimana del revisionismo storico. Ci hanno provato tutti, davvero, a riscrivere la storia. Il tentativo più interessante è stato quello del Presidente del Senato La Russa, che ha goffamente ridipinto i fatti di Via Rasella come se stesse improvvisando una piece teatrale al dopo-scuola delle medie per far ridere gli amici fasci. Nessuno ha riso.
A questo proposito, consiglio una chicca che vorrei rimanesse solo mia ma che approvo assolutamente e che quindi condivido. Si tratta del profilo Twitter di Paul Fairie, ricercatore che pubblica spesso dei thread (cioè numerosi tweet uno dopo l’altro sullo stesso tema) con dei pezzi di giornali d’epoca. Lo scopo è farci scoprire che ci siamo sempre lamentati delle stesse cose, che abbiamo sempre avuto le stesse abitudini. E che possiamo cambiare tutto, ma non quello che siamo stati.
A cura di Benedetta Di Placido (@ben.detto)
Ringraziamenti
Grazie a tuttə per esserci! Se ti piace occhiaie condividilo con le persone a cui vuoi bene, per noi è molto importante.
Grazie alla Redazione di Generazione, e a chi ci aiuta qui e lì.
A domenica prossima!
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Ci vediamo ogni settimana, la domenica mattina, nella tua mail box.
Complimenti. Sarà perché questa settimana sono riuscito a dedicargli più attenzione e più tempo, ma l'ho trovato particolarmente interessante.