Un comunicato da Roberto Sergio (scherziamo è sempre Occhiaie)
Due parole sull'Ad Rai, le notizie dal mondo e l'intervallo di oggi
Oggi è domenica 18 febbraio e questa è Occhiaie, la newsletter di Generazione edita da Benedetta Di Placido e Nicoletta Ionta.
Mentre abbiamo ancora in testa il pezzo che i BNKR44 hanno portato a Sanremo, le polemiche riguardo il Festival martellano più o meno con la stessa intensità. Cerchiamo di capire di chi e di cosa si parla, promettendovi che questa newsletter la stiamo confezionando noi e non ci è stato passato sottobanco alcun comunicato.
Iniziamo.
La settimana dal mondo
A scuotere l’Europa questa settimana sono state le dichiarazioni di Donald Trump durante un discorso elettorale in South Carolina.
Trump ha dichiarato che, nel caso tornasse alla presidenza, non garantirebbe più la protezione ai partner della NATO che non investono a sufficienza nella difesa, aggiungendo che, in caso di attacco da parte della Russia, permetterebbe a Putin di "fare quello che diavolo vuole". Di South Carolina Benedetta ne ha parlato qui, su Quarantasette, la newsletter di Generazione che segue le elezioni americane passo per passo.
Sempre negli Stati Uniti, a Kansas City, nel Missouri, c’è stata una sparatoria durante la celebrazione della vittoria dei Kansas City Chiefs al Super Bowl, la finale del campionato statunitense di football americano. Una persona ha perso la vita e altre 21 sono rimaste ferite, di cui otto in condizioni gravi.
Aleksej Navalnyj, uno dei principali critici e oppositori del presidente russo Vladimir Putin, è morto all'interno della prigione dove stava scontando una condanna di 19 anni per attività estremiste. Navalnyj aveva 47 anni.
La Grecia ha approvato il matrimonio egualitario, diventando il primo Paese cristiano ortodosso a legalizzare le unioni tra persone dello stesso sesso. Il provvedimento legislativo ha ricevuto il sostegno del primo ministro di orientamento politico di centrodestra, Kyriakos Mitsotakis.
Gli aerei israeliani hanno continuato a colpire Rafah, vicino al confine con l'Egitto. Avevamo parlato in passato dell’importanza di Rafah, dove si trova il valico per l’Egitto, qui, e qui. Il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu continua a fare pressione per un'offensiva terrestre, indicando la città meridionale della Striscia di Gaza come "l'ultimo bastione dei battaglioni terroristici di Hamas". Attualmente, Rafah ospita circa 1,3 milioni di persone.
Che tipo è Roberto Sergio
La scorsa settimana si è concluso il Festival di Sanremo e, ovviamente, siamo ancora nel turbine di polemiche che ogni anno si scatenano. Questa volta, ed è il primo caso da quando la conduzione è affidata ad Amadeus, la questione è prettamente politica. Durante il Festival, diversi cantanti si sono esposti con appelli per la pace, in modo diverso e più o meno esplicito: a volte riferendosi a generiche guerre, altre volte chiamando le cose con il loro nome, come ha fatto Ghali qui.
Durante i giorni del Festival la situazione è stata abbastanza distesa, i commenti in merito alle prese di posizione degli artisti sono stati condivisi sui social dal pubblico, mentre la Rai perseguiva evidentemente una politica di non belligeranza per consentire lo svolgimento regolare della gara, senza che le attenzioni si spostassero altrove. Domenica 11, però, durante la trasmissione Domenica In, in onda da Sanremo - che funge, da qualche anno, da spin-off al Festival per concludere la settimana - Mara Venier ha rotto questo silenzio.
Dopo aver ospitato le esibizioni di Ghali e Dargen D’Amico, durante le quali entrambi si sono nuovamente espressi rispetto ai loro appelli, sollecitati dai giornalisti presenti, Venier ha letto un comunicato dall’azienda che diceva:
Ogni giorno i nostri telegiornali e i nostri programmi raccontano e continueranno a farlo, la tragedia degli ostaggi nelle mani di Hamas oltre a ricordare la strage dei bambini, donne e uomini del 7 ottobre. La mia solidarietà al popolo di Israele e alla Comunità Ebraica è sentita e convinta.
Poi ha aggiunto poi «Sono le parole, che ovviamente condividiamo tutti, del nostro Amministratore Delegato Roberto Sergio».
Da quella domenica sono stati organizzati dei presidi sotto le sedi Rai di Milano, Napoli, Torino e Roma. Durante la manifestazione di Napoli di martedì 13, si è verificato un scontro tra polizia e manifestanti, che dai loro racconti non sembra essere giustificato da alcuna azione violenta o illecita portata avanti dalle persone radunate. Ci sono stati diversi feriti, molti dei quali hanno preso parola sui social per raccontare come fosse andata la faccenda, aiutando a ricostruire la dinamica. Qui c’è un video di Flavia Carlini, che era presente al corteo. Qui, invece, abbiamo raccolto la testimonianza dell’ex sindaco di Napoli Luigi De Magistris, anche lui presente al corteo di martedì.
In molti hanno parlato di censura, e ce ne sono le ragioni. Durante la puntata di Domenica In, Mara Venier non ha solamente letto il comunicato passatogli sotto-banco, ma è anche risultata piuttosto sbrigativa nel liquidare gli artisti che provavano a dire qualche parola in merito alla loro esposizione politica durante il Festival. Questo modus è stato evidente soprattutto nei confronti di Dargen D’Amico, a cui non solo è stato letteralmente tagliato il discorso a metà, ma è anche stato ricordato che “questa è una festa” e quindi non è possibile perdersi in quelle che sono considerate chiacchiere e discussioni troppo politiche e politicizzate per scivolare con scioltezza in un programma di televisione nazionale e pubblica, magari veicolate da personaggi con un’ampia risonanza, come stava accadendo. Il video è quasi difficile da guardare, si vede evidentemente l’imbarazzo di Mara Venier nell’affrontare la situazione, accompagnato dalle scuse ripetute più e più volte di Dargen, che forse iniziava a comprendere di aver oltrepassato delle linee suggerite o sommessamente imposte.
Parallelamente, la repressione violenta della manifestazione di Napoli ha aumentato il malcontento generale e la percezione che, quindi, questa faccenda della Rai sia una questione dai tratti intoccabili e quasi spaventosi. Ad aver guidato questa barca è Roberto Sergio, il più-o-meno nuovo Amministratore Delegato dell’azienda, scelto dopo le dimissioni di Carlo Fuortes, direttamente dai membri del Cda-Rai di Forza Italia e Lega. La questione delle lottizzazioni è lunga è complicata, ma assolutamente comprensibile quando si guarda a che tipo sia Sergio.
Roberto Sergio è nato nel 1960 e lavora in Rai dal 2004. Ha iniziato il suo percorso come direttore dei Nuovi Media, divenendo poi presidente di Rai Way. Nel 2016 è diventato presidente di Rai Radio, proposto poi il 15 maggio 2023 come nuovo Amministratore Delegato dell’azienda dal governo Meloni. La sua occupazione come Ad non è iniziata in discesa: il rimpasto di conduttori e programmi organizzato da lui non ha accontentato gli spettatori che, non solo non hanno accolto come sperato le nuove trasmissioni del palinsesto, ma senza alcuna difficoltà si sono spostati sulle reti che hanno ospitato i programmi rimossi: la nuova versione di “Che tempo che fa” di Fabio Fazio, sul canale NOVE, ha raggiunto un picco di 2.881.000 spettatori, pari al 13,87% di share. Sergio ha dovuto gestire anche la parentesi problematica del programma “Il mercante in fiera” affidato a Pino Insegno, amico stretto della Presidente Meloni. Durante la prima messa in onda, su Rai 2, ha racimolato il 3,4% di share, finendo per essere cancellato dal palinsesto nel 2024, assieme ad “Avanti Popolo” condotto da Nunzia De Girolamo.
La retribuzione lorda annua che spetta a Roberto Sergio è stimata intorno ai 240.000 euro, ovviamente denaro pubblico. Per questa correlazione tra la dimensione pubblica della Rai e le posizioni che prende - assumendosi la responsabilità dichiarata di rappresentare tutti e di porsi come un’istituzione che parla alle ambasciate estere, alla politica e a chiunque frequenti internet - Sergio è stato particolarmente criticato. Qualcuno è arrivato a minacciare lui e la sua famiglia di morte, per cui da mercoledì è stato messo sotto scorta.
A cura di Benedetta Di Placido (@ben.detto)
Intervallo
"The Zone of Interest" è un film storico del 2023 scritto e diretto da Jonathan Glazer, ispirato all’omonimo romanzo del 2014 di Martin Amis. La pellicola ha ricevuto 5 nomination agli Oscar, tra cui quella per Miglior Film, Miglior Film Internazionale e Miglior Regia.
La storia è quella dell’apparente normalità della vita domestica del comandante nazista tedesco Rudolf Höss, e di sua moglie Hedwig, in una nuova casa proprio accanto al campo di concentramento di Auschwitz. Dei personaggi si sa poco, la musica è totalmente assente: sullo sfondo ci sono solo i rumori che provengono dall’altra parte del muro - oltre il quale non vediamo mai. Il film è un gioco di contrasti, tra gli allegri picnic in riva al fiume e le giornate nel giardino della villa degli Höss, e la vista delle fiamme del crematorio di notte.
Prodotto da A24 e Extreme Emotions, The Zone of Interest non è ancora uscito in Italia: sarà possibile vederlo solo a partire dal 22 febbraio 2024.
A cura di Nicoletta Ionta (@nicoletta.ionta)
Da Generazione
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