Questa volta si vota in Abruzzo
Perché si parla di effetto Sardegna, le notizie dal mondo e l'intervallo di oggi
Oggi è domenica 10 marzo e questa è Occhiaie, la newsletter di Generazione edita da Benedetta Di Placido e Nicoletta Ionta.
Come vi abbiamo già accennato, quest’anno si voterà in 5 regioni italiane.
Due settimane fa abbiamo visto insieme quello che è successo in Sardegna. Ora tocca all’Abruzzo, dove oggi, dalle 7 alle 23, gli elettori saranno chiamati a eleggere il nuovo presidente di Regione e il consiglio regionale.
Del perché il governo sta attribuendo particolare importanza a questa elezione, e perché rappresenta una prova elettorale significativa anche per l'opposizione, ne parliamo oggi.
E dobbiamo dire che sì, di geografia, purtroppo, si muore.
Iniziamo.
La settimana dal mondo
Lunedì 4 è morta l’ex brigatista Barbara Balzerani, responsabile del rapimento di Aldo Moro. Ci sono state varie polemiche per il saluto lasciato su X dalla professoressa Donatella Di Cesare. Il tweet si legge qui.
Il tribunale di Roma ha condannato a 8 mesi di carcere gli attivisti di Ultima Generazione che il 2 gennaio 2023 avevano imbrattato la facciata di Palazzo Madama, la sede del Senato. È una notizia di martedì 5.
Mercoledì 6 Nikki Haley, l’unica candidata repubblicana ancora in corsa contro Donald Trump, si è ritirata dalle primarie. Di più sugli Stati Uniti e su questa campagna elettorale si legge su 47, la nostra newsletter.
Sempre mercoledì 6, con la redazione siamo stati ad Officina Pasolini. Da quando abbiamo lanciato la notizia che la scuola di alta formazione artistica, il teatro Eduardo de Filippo e lo studentato ex-Civis potrebbero chiudere, si sono mosse diverse persone attorno a questa storia. Mercoledì è stato bello, qui c’è un video per vedere come è andata.
Invece giovedì 7 è uscita questa foto dell’artista napoletano Jorit con Putin. Di più si legge qui.
Venerdì 8 è uscito questo bell’articolo di Internazionale sullo stato di salute degli aborti in Europa.
Il Governo sogna l’Abruzzo
Qui su Occhiaie di parole, opere e omissioni ci piace parlare molto. Specialmente, ci piace parlare delle parole usate dagli altri: dai media e dai giornalisti, che tentano di raccontare cosa succede, ma anche dalla politica, o più propriamente da chi sta-nel-dibattito, e da chi il dibattito lo-fa.
Nelle ultime settimane, sui giornali si è parlato molto di “Effetto Sardegna”, per descrivere le potenziali conseguenze sui risultati elettorali in altre regioni italiane, in seguito al voto tenutosi in Sardegna. Il risultato ha premiato per la prima volta la vittoria di una candidata unitaria della coalizione di Centro Sinistra e M5S. Ne avevamo parlato due settimane fa qui.
La vittoria di Alessandra Todde sul candidato del centrodestra Paolo Truzzu, ha contribuito a creare una tensione significativa nel panorama politico. Per molti, infatti, l'esito delle regionali è stato interpretato come un segnale di difficoltà per la coalizione di governo. Secondo la Supermedia Agi/Youtrend, Fratelli d’Italia ha registrato una perdita di mezzo punto percentuale rispetto a quindici giorni fa, scendendo al 27,6%. La Lega, d'altro canto, è diminuita di soli due decimi, attestandosi all’8,1%. Anche Forza Italia ha mostrato una leggera flessione, ora al 7,5%. Per una visione dei dati completa qui.
Pietro Vento, direttore dell’Istituto di Ricerche Demopolis, ha dichiarato che la vittoria in Sardegna sembra aver ispirato e rafforzato la fiducia degli elettori nel fronte progressista, con un impatto positivo sulla prospettiva di partecipazione al voto, e un aumento del consenso per Partito Democratico e Movimento 5 Stelle.
Ma dell’'Effetto Sardegna Meloni non ne vuole parlare, perché: «non si è capito bene come è andata a finire». Il commento di Meloni - che faceva riferimento al lungo e travagliato conteggio dei voti nella regione, di più qui - è stato fatto a margine di un incontro per la campagna elettorale di Marco Marsilio a Teramo. Oggi infatti, si vota in Abruzzo, e alle urne saranno chiamate circa 1.208.276 persone.
I candidati principali sono due: Marco Marsilio e Luciano D’Amico.
Marco Marsilio, è il Presidente di regione uscente, e candidato della coalizione di CDX, che comprende Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia e Noi Moderati. Marsilio è un fedelissimo di Giorgia Meloni, i due sono legati da tempo: quando Giorgia Meloni fece il suo primo ingresso nella sezione del Movimento Sociale Italiano (MSI) nel quartiere Garbatella, fu Marco Marsilio a darle il benvenuto, e fu lui a registrarla come membro del MSI.
Il candidato del centrosinistra è invece Luciano D’Amico, viene dal mondo dell’università, è professore all'Università degli Studi di Teramo, e ne è stato il rettore dal 2013 al 2018. È sostenuto da quello che chiamiamo “il campo largo”, ovvero la coalizione formata dalle opposizioni che comprende Partito Democratico, Movimento 5 Stelle, Alleanza Verdi-Sinistra, Azione, e la lista personale “Abruzzo insieme-D’Amico presidente” e “Riformisti e civici”, con Italia Viva, che si presenta con il simbolo “Abruzzo Vivo”. Di più sulle biografie dei due candidati qui.
Il contesto delle elezioni in Abruzzo è simile a quello della Sardegna: la regione ha vissuto gli ultimi cinque anni sotto il governo di un partito di destra. Allo stesso modo, il candidato presidente in corsa è un esponente di Fratelli d’Italia, mentre il suo avversario rappresenta una vasta coalizione di centrosinistra. Poi, anche in Abruzzo, si osserva una tendenza a premiare l'alternanza politica: dal 1993, quando è stata introdotta l'elezione diretta del presidente, nessuno è mai stato riconfermato alla guida della regione.
Delle differenze però ci sono: in Abruzzo non sarà consentito il voto disgiunto, e sarà considerata nulla la scheda con il voto espresso per un candidato Presidente e per una lista diversa da quelle a lui collegate. Inoltre, a questo giro, il “capo largo” è ancora più largo: D’Amico è sostenuto anche da Azione e Italia Viva.
Ancora, parliamo di parole:“succursale di Colle Oppio”, “feudo di FdI”, sono i termini che in queste ultime settimane di campagna sono stati utilizzati per descrivere l’Abruzzo. Questo perché è stato proprio in Abruzzo dove tutto ha avuto inizio: Marco Marsilio è stato il primo presidente di regione di Fratelli d’Italia, eletto nel 2019 con il 48% dei consensi.
Non solo: nel 2017, L’Aquila è stato il primo capoluogo di regione a eleggere un sindaco di Fratelli d’Italia. E poi, alle elezioni politiche del 25 settembre 2022, Giorgia Meloni ha scelto di candidarsi alla Camera nel collegio uninominale di L’Aquila e Teramo, risultando eletta con oltre 104mila voti.
Il voto in Abruzzo, dove FdI ha molta influenza e larghi consensi, per Meloni non è quindi una semplice tornata elettorale regionale, ma ha assunto una rilevanza nazionale. Dopo la sconfitta in Sardegna, se il risultato dovesse essere negativo in Abruzzo, non sarebbe più un semplice inconveniente, o un caso isolato, ma qualcosa di più. Al contrario, una vittoria porrebbe definitivamente fine alle polemiche e alle tensioni con gli alleati - sempre meno nascoste - consentendo a Meloni di presentarsi con una posizione forte alle elezioni europee di giugno.
Le urne sono aperte oggi, domenica 10 marzo, a partire dalle 7:00 fino alle 23:00.
A cura di Nicoletta Ionta (@nicolettaionta)
Intervallo
Sabato scorso è uscita la prima puntata di Buone Intenzioni, il primo podcast di Generazione, prodotto e condotto da Pietro Forti e Simone Martuscelli, con il sostegno di SPI-CGIL. Ieri è uscita una nuova puntata, si può vedere qualcosa di più qui e si può ascoltare qui sotto:
Buon viaggio Buone Intenzioni e benvenuti Pietro e Simone. Daje.
A cura di Benedetta Di Placido (@ben.detto)
Da Generazione
Perché si è discusso così tanto sulla nomina di De Fusco a direttore della Fondazione Teatro di Roma - di Benedetta Di Placido
Il tuo diritto di essere Brutta quando il dovere è di essere bella: un’intervista a Giulia Blasi e Cristiana Vaccaro - di Giorgia Cecca
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