Una guida veramente molto pratica per seguire le elezioni europee
Tutto quello che sappiamo per prepararci a sabato e domenica
Oggi è giovedì 6 giugno e questa è Occhiaie, la newsletter di Generazione edita da Benedetta Di Placido e Nicoletta Ionta.
Lo sappiamo, non vi aspettavate questa incursione di giovedì mattina. Come forse avete letto nella nota che vi abbiamo mandato, domenica ci siamo prese una pausa per prepararci a questa tosta settimana elettorale.
In questo numero di Occhiaie rimetteremo insieme i pezzi sparsi negli scorsi numeri, per cercare di affrontare con cognizione il fine settimana e i risultati che arriveranno. Abbiamo parlato spesso di Europa nella storia di questa newsletter, e qui riassumiamo tutti i nostri spiegoni utili.
Prima di passare al resto: domenica sera saremo entrambe impegnate nella maratona elettorale organizzata da Generazione, con Pietro Forti e Simone Martuscelli, conduttori di Buone Intenzioni, il nostro podcast. Qui tutte le informazioni, speriamo di vederci!
Occhiaie, invece, torna lunedì 10, poi riprenderà la normale programmazione.
Questo numero di Occhiaie è sponsorizzato dal Parlamento Europeo in Italia.
Iniziamo.
Come si vota?
Mancano un paio di giorni alle elezioni europee. L’Italia sarà l’ultimo paese che andrà alle urne, chiudendo una turnazione elettorale che si aprirà il 6 giugno con il voto dei cittadini olandesi. L’Italia e la Repubblica Ceca sono gli unici paesi in cui si voterà per due giorni: nel nostro caso i seggi elettorali apriranno sabato 8 giugno dalle 15:00 alle 23:00 e poi domenica 9 giugno dalle 7:00 alle 23:00.
Gli Stati membri sono 27, con un totale di 360 milioni di persone con diritto di voto. In Italia sono 47 milioni le persone maggiorenni con la possibilità di votare. Dai 27 paesi verranno scelti ed eletti 720 nuovi parlamentari, su base proporzionale rispetto alla popolazione che dovranno rappresentare. L’Italia è tra i paesi con più candidati eletti, per un totale di 76, seconda alla Germania - con 96 parlamentari - e la Francia, con 81.
Le norme che regolano il voto sono diverse in tutti i paesi. In Belgio, Lussemburgo, Bulgaria e Grecia - ad esempio - andare a votare non è solo un diritto ma anche un obbligo, motivo per il quale l’affluenza in questi paesi raramente scende sotto l’80%.
Anche la soglia di sbarramento non è comune a tutti i paesi. In Italia un partito deve ottenere almeno il 4% dei voti per potersi posizionare nell’arco parlamentare europeo, lo stesso avviene in Austria e in Svezia. In totale, sono 14 gli stati membri ad avere una soglia da superare per garantire l’accesso ai partiti candidati. Poter assegnare delle preferenze ai singoli candidati è possibile in 19 stati su 27, tra cui l’Italia.
C’è poi la suddivisione in circoscrizioni, interna agli Stati, per cui i territori nazionali vengono suddivisi in zone dove poi i partiti possono differenziare la proposta politica. Sono quattro i paesi che hanno diviso in questo modo il proprio territorio - oltre all’Italia, ci sono anche il Belgio, l’Irlanda e la Polonia. L’Italia è divisa in cinque circoscrizioni: Italia Nord-Occidentale, Italia Nord-Orientale, Centro, Sud e Isole. I candidati a cui può essere data la preferenza da parte degli elettori variano in base alla zona.
Come votare, praticamente
In Italia, i seggi elettorali saranno aperti sabato 8 giugno dalle 15:00 alle 23:00 e poi domenica 9 giugno dalle 7:00 alle 23:00. Per capire in quale seggio devi votare, basta consultare le liste disponibili sul sito del tuo Comune di appartenenza.
Per queste elezioni, i candidati variano in base alla circoscrizione a cui appartieni. Le circoscrizioni sono in totale 5: Italia Nord-Occidentale, Italia Nord-Orientale, Centro, Sud e Isole. Sul sito del Dipartimento per gli Affari Interni e Territoriali, è presente l’elenco completo dei candidati. La scheda che ti verrà data sarà più o meno così (mettere immagine fac simile scheda nella slide). Potrai decidere se votare solamente il partito che preferisci - facendo una X sul simbolo - oppure dare delle preferenze (fai una riga che porta all’altra slide)
Le preferenze possono essere indicate sempre accompagnate dalla X sul simbolo. Queste devono essere alternate, cioè i generi devono essere ugualmente rappresentati. Avendo a disposizione 3 preferenze, si possono votare due donne e un uomo, due uomini e una donna oppure dare solo 2 preferenze: un uomo e una donna. Per votare servirà un documento di identità valido e la tessera elettorale, anch’essa non deve essere piena di simboli delle precedenti elezioni. Controlla i tuoi documenti prima di andare al seggio.
Se sei un elettore con disabilità hai diritto ad alcune agevolazioni per esercitare il diritto al voto. Puoi votare a casa, raggiungere una sezione che sia adatta alle tue esigenze oppure utilizzare il servizio di spostamento dalla tua abitazione al seggio che organizzano alcuni comuni. Le informazioni sono qui.
L’ultima plenaria di questo Parlamento
L'ultima sessione plenaria è stata l'ultimo momento utile per discutere molti dei provvedimenti ancora in sospeso, e anche l'ultima opportunità per vedere stunt interessanti in azione: durante il suo ultimo intervento, l'eurodeputato slovacco Miroslav Radačovský ha estratto una colomba dalla borsa con disinvoltura, liberandola in aula come “simbolo di pace”.
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Durante l'ultima sessione, si è assistito a una maratona di votazioni con 89 testi legislativi e 7 risoluzioni. A essere discussa è stata la riforma del Patto di Stabilità e di Crescita, dopo due anni di acceso negoziato tra i paesi membri e poi tra Parlamento e Consiglio. È una questione un po’ complessa e spinosa, si legge di più qui. È stata poi approvata la direttiva sul lavoro delle piattaforme, che regolamenta il lavoro dei riders, e mira a garantire che i lavoratori delle piattaforme digitali dispongano di una classificazione corretta della loro posizione lavorativa. Passa anche la prima normativa UE per contrastare la violenza contro le donne e la violenza domestica, che include disposizioni per combattere la violenza informatica, migliorare l'assistenza alle vittime e prevenire gli stupri, e stabilisce regole specifiche per i reati online, come la divulgazione di informazioni private e il cyberflashing. In chiusura, l'ultimo regolamento che i deputati di Strasburgo hanno approvato giovedì, è stato il Net Zero Industry Act, che stabilisce l'obiettivo per l'Europa di produrre il 40% del suo fabbisogno annuo in tecnologie a zero emissioni entro il 2030.
Non solo votazioni: quest'ultima sessione plenaria è stata segnata da ulteriori accuse di interferenze straniere. Il primo giorno è infatti scoppiato il “Chinagate”, in seguito alle accuse della polizia nei confronti dell'assistente parlamentare di Maximilian Krah, deputato del partito di estrema destra Alternativa per la Germania Il suo assistente è stato accusato di essere un dipendente dei servizi segreti cinese, e di spiare per conto del Paese. Di più qui. Tuttavia, nonostante la bufera mediatica, Krah rimarrà il principale candidato del partito di estrema destra tedesco alle elezioni europee di giugno. La vicenda segue un altro scandalo emerso il mese scorso, il "Russiagate", che ha svelato l'uso del sito d'informazione Voice of Europe da parte della Russia come strumento di propaganda. Per approfondire qui.
Questa settimana i cosiddetti "legacy pieces", ovvero gli approfondimenti sul lascito politico della legislatura degli ultimi cinque anni, l'impatto, i risultati e i contributi significativi, hanno occupato molto spazio: quali sono stati i principali dibattiti, votazioni e successi politici del Parlamento? Un po’ di numeri qui, e qui.
(Dal numero di Occhiaie del 28 aprile 2024)
I dibattiti che ci hanno portato fino a qui
Solo qualche mese fa abbiamo discusso insieme di cosa significhi realmente "Spitzenkandidat", ovvero il termine che si riferisce al candidato principale per la carica di presidente della Commissione europea nelle elezioni europee.
Il sistema è in vigore dal 2014, per rendere più democratica l'elezione della Commissione Europea e collegarla alla volontà del Parlamento Europeo. I partiti infatti possono nominare i loro Spitzenkandidaten per la presidenza della Commissione, ma il Consiglio Europeo mantiene la libertà di scelta, e il meccanismo è del tutto informale.
I candidati dei partiti che hanno scelto di partecipare al sistema si sono sfidati più volte nel corso dell’ultimo periodo in dibattiti più o meno ufficiali. Questo giovedì si è tenuto in Parlamento a Brussels l’ultimo di questi incontri, in quello che è stato chiamato fin dall’inizio il “dibattito Eurovision”, perché organizzato dall'Unione Europea di Radiodiffusione (EBU), la stessa organizzazione che gestisce l'Eurovision Song Contest, il principale festival musicale europeo.
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Come ha ricordato Ventisette, non si è trattato di un dibattito fatto per noi elettori - in quanto il presidente della Commissione viene nominato dai capi di stato dell'UE e non eletto dai cittadini- , ma più di un’occasione per i candidati di presentare i progetti dei loro partiti.
A partecipare sono stati i candidati di cinque famiglie politiche europee: Ursula von der Leyen per i Popolari, Nicolas Schmit per i Socialdemocratici, Terry Reintke per i Verdi europei, Sandro Gozi per i liberali di Renew Europe Now, e Walter Baier per la Sinistra. A mancare è stata l’altra faccia dello specchio politico: infatti, le formazioni politiche dell'estrema destra, i Conservatori e Riformisti Europei (ECR), ovvero la famiglia politica europea di Meloni, e Identità e Democrazia (ID), quella della Lega di Matteo Salvini, hanno scelto di non partecipare al sistema Spitzenkandidat, e hanno fortemente criticato il dibattito di giovedì. Anders Vistisen, in prima linea nella campagna elettorale europea dell'ID, ha definito l’evento un "raduno dell'élite dell'UE che non rappresenta i cittadini europei".
Pur toccando temi chiave come economia, difesa, clima e migrazione, la questione centrale del dibattito di 105 minuti è stata come affrontare la fazione di estrema destrache si prevede crescerà di numero dopo le elezioni di giugno, e le possibili alleanze future. E, come previsto, i commenti al riguardo espressi dalla Presidente della Commissione europea durante il Dibattito di Maastricht, organizzato da POLITICO e Studio Europa Maastricht lo scorso aprile, sono tornati al centro della discussione.
Un breve riepilogo: durante l’evento, von der Leyen aveva manifestato la sua apertura a considerare un accordo con il gruppo dei Conservatori e Riformisti europei (ECR) dopo le elezioni europee di quest'estate. La famiglia europea di Giorgia Meloni è nota per la sua posizione euroscettica e una visione decisamente più a destra rispetto ai centristi come von der Leyen, e ci si aspetta che il loro numero aumenti dopo il voto di giugno. "Molto dipende dalla composizione del prossimo Parlamento e da chi ci sarà", aveva affermato von der Leyen, deludendo tutti coloro che speravano in una presa di posizione netta contro l’avanzata delle destre. La risposta aveva infiammato Bas Eickhout, uno dei candidati principali dei Verdi, che, sbalordito, aveva esclamato "Cosa?", fuori dal suo tempo assegnato per rispondere.
I commenti di Maastricht hanno costituito finora il segnale più chiaro della sua intenzione di collaborare con partiti di estrema destra per ottenere un secondo mandato. Fino ad oggi, il Parlamento Europeo è stato retto da una coalizione composta dal PPE di von der Leyen, socialisti e liberali, occasionalmente supportati dai Verdi.
Durante il dibattito elettorale di giovedì, von der Leyen è stata messa ancora una volta davanti con le sue precedenti dichiarazioni in merito a un potenziale accordo con l'ECR. In risposta, ha enfatizzato i tre principi fondamentali che guideranno la sua collaborazione con gli eurodeputati nel prossimo mandato: essere "pro-Europa", "pro-Ucraina" e "a favore dello Stato di diritto".
Ha poi aggiunto:"Non ho detto che intendo collaborare con l'ECR. Sto parlando di membri del Parlamento europeo. In base a dove si collocheranno, decideremo come si può configurare una maggioranza”. In un tweet dopo l’evento, la Presidente ha chiarito ancora la sua posizione, escludendo categoricamente il Rassemblement National di Le Pen (RN), Alternativa per la Germania (AfD) e la Confederazione polacca (Konfederacja), definendoli "amici di Putin" che "vogliono distruggere l'Europa".
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Chi rispetta le tre linee rosse di von der Leyen? La risposta: Giorgia Meloni. "È sicuramente europeista, favorevole allo Stato di diritto e anti-Putin, quindi possiamo offrirle collaborazione". Ha poi precisato di avere un approccio diverso sui temi riguardanti i diritti LGBTQ+, ma ha sottolineato di star parlando di europarlamentari, non di gruppi. In ogni caso, VDL ha dichiarato: "Ho lavorato molto bene con la Meloni in Consiglio come con gli altri leader".
Nicolas Schmit per i Socialdemocratici ha manifestato il proprio dissenso con quanto affermato da von der Leyen: "Non faccio distinzioni tra Vox e Meloni perché ogni volta che Vox organizza una conferenza, Meloni è invitata". "Ciò che dice lì potrebbe essere un po' diverso da ciò che dice al Consiglio europeo, ma alla fine, è probabilmente ciò in cui crede davvero", e per questo motivo "non c'è modo di avere alcun tipo di accordo con l'estrema destra. Siamo fermi e siamo chiari, non possiamo fare concessioni".
L’Eurovision Debate di giovedì si può recuperare qui integralmente. Per la versione integrale del Maastricht Debate qui. Per un'analisi dettagliata dei temi trattati qui, e qui.
(Dal numero di Occhiaie del 26 maggio 2024)
L’AI Act, uno dei più importanti di questo Parlamento
L’8 dicembre, l'Unione Europea ha trovato un accordo per l’approvazione dell'AI Act, un insieme di normative che andranno a regolamentare lo sviluppo e l’utilizzo dei sistemi di intelligenza artificiale.
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Il testo - ancora non è consultabile in quanto dovrà essere sottoposto a controlli tecnici e giuridico-linguistici - sarà implementato gradualmente da tutti gli Stati membri nei prossimi due anni. Nei primi sei mesi, saranno applicati i divieti, seguiti dalle regole per i modelli più potenti (foundation models) entro 12 mesi, e infine tutte le altre disposizioni entro 24 mesi.
Una cosa importante da capire è che no, l'AI Act non è stato ancora approvato formalmente, ma è stato raggiunto un accordo politico tra le tre istituzioni europee.
Si sa, provare a spiegare come funziona l’Unione Europea è una cosa complicata. Riuscirci, poi, è quasi impossibile. Per capire come siamo arrivati fino a qui dobbiamo fare un passo indietro, e partire dall’inizio.
In primo luogo: il processo attraverso il quale vengono adottati gli atti legislativi nell'Unione Europea prende il nome di procedura legislativa ordinaria. Questo processo coinvolge diversi organi e segue una serie di fasi. Il tutto inizia con la proposta della Commissione UE, che viene successivamente esaminata dal Parlamento e dal Consiglio, per una prima, e poi per una seconda lettura, qualora fosse necessaria.
Poi, i tanto amati triloghi, una serie di trattative informali non stabilite dai trattati che si verificano nel contesto della procedura legislativa ordinaria, con l'obiettivo di raggiungere un accordo provvisorio su una proposta legislativa accettabile, sia per il Parlamento che per il Consiglio.
Il 6 dicembre 2023 ha segnato l'avvio del trilogo per l'AI Act, durante il quale i rappresentanti dei tre organi si sono riuniti per negoziare e cercare di superare le divergenze: le ore necessarie per arrivare a un accordo al trilogo sono state ben 36.
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L'AI Act mira a orientare lo sviluppo delle tecnologie artificiali verso il rispetto dei diritti e delle libertà, cercando un equilibrio armonioso tra innovazione e protezione. Il principio cardine è la responsabilizzazione: le aziende produttrici di AI devono dimostrare che il loro percorso nello sviluppo tecnologico rispetta i diritti fondamentali e non comporta rischi per le persone.
La proposta era stata presentata dalla Commissione Europea nel 2021, e comprende una vasta gamma di settori e applicazioni legati all'intelligenza artificiale. Include normative riguardanti sistemi di selezione del personale aziendale, algoritmi per veicoli a guida autonoma, il riconoscimento facciale impiegato dalle forze dell'ordine e la gestione della diffusione di disinformazione online. Il Parlamento aveva approvato la propria proposta a giugno di quest’anno, con 499 voti favorevoli, 28 contrari e 93 astenuti.
Come spiegato da Alberto Puliafito nella nuova newsletter di Internazionale"Artificiale", a novembre erano emerse informazioni sulle posizioni dei governi di Francia, Italia e Germania che avrebbero ostacolato l'obiettivo di approvare il regolamento entro il 2024. I tre Paesi manifestavano preoccupazione per il rischio di perdere competitività nell'ambito dello sfruttamento della tecnologia dell’intelligenza artificiale, nel caso in cui venissero introdotte restrizioni severe su questi nuovi modelli.
In sede di trilogo, le divergenze tra le il Consiglio e il Parlamento sono emerse in relazione alle implicazioni etiche e sulla sicurezza legate all'impiego dell'IA nell'ambito della sicurezza pubblica, con particolare attenzione alla polizia predittivae al riconoscimento facciale in tempo reale. Mentre il Parlamento propendeva per un blocco totale di tali tecnologie, il Consiglio, rappresentante degli Stati membri, ha sostenuto un approccio notevolmente più permissivo.
Quando si parla di polizia predittiva si intende tutta quella serie di strumenti investigativi che sostengono di poter "prevedere" i crimini. Questi strumenti consistono in dati e modelli algoritmici per valutare il rischio che un crimine venga commesso da una certa persona o in un certo luogo.
L'Olanda è uno dei Paesi leader nell'implementazione della polizia predittiva, come aveva già evidenziato un'analisi di Amnesty International. La ricerca ha rivelato che un esperimento di polizia nella cittadina di Roermond ha comportato pratiche di sorveglianza di massa e profilazione etnica, mirate a contrastare i furti e i taccheggi in un centro commerciale. Più informazioni qui.
Veniamo poi al riconoscimento facciale, oggetto di intensi dibattiti durante la discussione parlamentare, come indicato da Dragos Tudorache, correlatore del testo per conto del Parlamento. Nonostante l'opposizione, il Parlamento ha mantenuto in gran parte la sua posizione contraria, e riconoscimento biometrico è stato proibito, ad eccezione di tre casi specifici: evidente minaccia di attacco terroristico, ricerca di vittime, e persecuzione di seri crimini. L'AI Act proibisce anche la categorizzazione biometrica di dati personali sensibili, come etnia, fede o orientamento sessuale.
Un punto importante è il divieto di pratiche di social scoring, ovvero quel sistema di valutazione della reputazione dei cittadini in base al loro comportamento sociale, finanziario o civile, dove vengono assegnati punteggi o classifiche ai cittadini in base ai loro comportamenti, come il pagamento tempestivo delle bollette, la partecipazione a attività sociali, il rispetto delle leggi, ecc.
Un altro argomento delicato in discussione riguardava la regolamentazione dei modelli fondativi, ovvero sistemi di grandi dimensioni capaci di eseguire una vasta gamma di compiti distintivi, come ad esempio GPT-4, alla base di ChatGPT, considerati dall’AI Act “ad alto impatto”: le responsabilità da osservare aumentano proporzionalmente all'entità degli impatti sulla popolazione.
Questi sistemi dovranno rispettare delle regole sulla trasparenza dei propri processi di addestramento dell’intelligenza artificiale, e condividere la documentazione tecnica prima di essere messi sul mercato. Per gli altri sistemi, tali regole sono applicabili solo al momento della commercializzazione dei servizi. Di più sulla questione dei modelli fondativi qui, in un articolo di Wired, rivista che si occupa di come le tecnologie emergenti influenzano la cultura, l'economia e la politica.
Ovviamente, non è finita qui. Sarebbe troppo facile.
Per ottenere l'approvazione formale, il regolamento dovrà attraversare nuovamente il processo decisionale, passando per il Consiglio e la sessione plenaria del Parlamento, programmata per febbraio dell’anno prossimo a Strasburgo.
(Dal numero di Occhiaie del 17 dicembre 2023)
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