È stata una settimana di dibattiti in Europa
E ci chiediamo se servono davvero a qualcosa, le notizie dal mondo e l'intervallo di oggi
Oggi è domenica 26 maggio e questa è Occhiaie, la newsletter di Generazione edita da Benedetta Di Placido e Nicoletta Ionta.
La storia dei dibattiti televisivi nasce negli Stati Uniti: è il 26 settembre del 1960, quando, un Vicepresidente e un Senatore - stiamo parlando di John F. Kennedy e Richard Nixon -, partecipano per la prima volta a un dibattito presidenziale che sarebbe poi stato trasmesso a livello nazionale.
Nixon arrivò al dibattito con un aspetto malato, essendo stato recentemente ricoverato in ospedale, e rifiutò di indossare il trucco, a differenza del suo avversario. Kennedy si presentò in televisione fresco e ben curato, mentre Nixon sembrava pallido, stanco e con la barba incolta. Nonostante Nixon fosse il favorito, la performance televisiva di Kennedy fu un successo, e lo aiutò a ridurre il divario nei sondaggi. Il giorno dopo, Kennedy divenne favorito nelle elezioni, e a novembre sconfisse l’avversario con uno dei margini più stretti della storia.
La pratica dei dibattiti poi, l’abbiamo riadattata anche noi, qui in Europa. A sole due settimane dalle elezioni europee, giovedì si è svolto l'ultimo dei confronti tra i principali candidati alla presidenza della Commissione Europea, l'organo amministrativo dell'Unione.
Oggi parliamo di quello che è successo, delle dichiarazioni dei candidati e dei temi più discussi. Iniziamo.
La settimana dal mondo
In settimana è stato annunciato che le prossime elezioni presidenziali in Iran si terranno il 28 giugno. Seguono la notizia della morte del Presidente Ebrahim Raisi in un incidente in elicottero, avvenuto domenica nella provincia iraniana dell’Azerbaigian
Settimana scorsa parlavamo della situazione in Nuova Caledonia. Dopo una breve visita, Macron ha detto che la polizia francese rimarrà nella colonia per «tutto il tempo necessario»
Dopo aver ottenuto i domiciliari, Ilaria Salis è uscita dal carcere ungherese da cui si trovava da oltre un anno
A seguito di un incontro al Ministero degli Esteri con il Ministro dell’autorità nazionale palestinese Mohammad Mustafa, il Ministro degli Esteri Tajani ha detto che l’Italia ricomincerà a finanziare l’UNWRA in Palestina - l’Agenzia ONU per i rifugiati
La Palma D’Oro 2024, a Cannes, è stata vinta sabato notte dal film “Anora”. Il film è del regista statunitense Sean Baker
Tutti insieme appassionatamente, o quasi
Solo qualche mese fa abbiamo discusso insieme di cosa significhi realmente "Spitzenkandidat", ovvero il termine che si riferisce al candidato principale per la carica di presidente della Commissione europea nelle elezioni europee.
Il sistema è in vigore dal 2014, per rendere più democratica l'elezione della Commissione Europea e collegarla alla volontà del Parlamento Europeo. I partiti infatti possono nominare i loro Spitzenkandidaten per la presidenza della Commissione, ma il Consiglio Europeo mantiene la libertà di scelta, e il meccanismo è del tutto informale.
I candidati dei partiti che hanno scelto di partecipare al sistema si sono sfidati più volte nel corso dell’ultimo periodo in dibattiti più o meno ufficiali. Questo giovedì si è tenuto in Parlamento a Brussels l’ultimo di questi incontri, in quello che è stato chiamato fin dall’inizio il “dibattito Eurovision”, perché organizzato dall'Unione Europea di Radiodiffusione (EBU), la stessa organizzazione che gestisce l'Eurovision Song Contest, il principale festival musicale europeo.
Come ha ricordato Ventisette, non si è trattato di un dibattito fatto per noi elettori - in quanto il presidente della Commissione viene nominato dai capi di stato dell'UE e non eletto dai cittadini- , ma più di un’occasione per i candidati di presentare i progetti dei loro partiti.
A partecipare sono stati i candidati di cinque famiglie politiche europee: Ursula von der Leyen per i Popolari, Nicolas Schmit per i Socialdemocratici, Terry Reintke per i Verdi europei, Sandro Gozi per i liberali di Renew Europe Now, e Walter Baier per la Sinistra. A mancare è stata l’altra faccia dello specchio politico: infatti, le formazioni politiche dell'estrema destra, i Conservatori e Riformisti Europei (ECR), ovvero la famiglia politica europea di Meloni, e Identità e Democrazia (ID), quella della Lega di Matteo Salvini, hanno scelto di non partecipare al sistema Spitzenkandidat, e hanno fortemente criticato il dibattito di giovedì. Anders Vistisen, in prima linea nella campagna elettorale europea dell'ID, ha definito l’evento un "raduno dell'élite dell'UE che non rappresenta i cittadini europei".
Pur toccando temi chiave come economia, difesa, clima e migrazione, la questione centrale del dibattito di 105 minuti è stata come affrontare la fazione di estrema destra che si prevede crescerà di numero dopo le elezioni di giugno, e le possibili alleanze future. E, come previsto, i commenti al riguardo espressi dalla Presidente della Commissione europea durante il Dibattito di Maastricht, organizzato da POLITICO e Studio Europa Maastricht lo scorso aprile, sono tornati al centro della discussione.
Un breve riepilogo: durante l’evento, von der Leyen aveva manifestato la sua apertura a considerare un accordo con il gruppo dei Conservatori e Riformisti europei (ECR) dopo le elezioni europee di quest'estate. La famiglia europea di Giorgia Meloni è nota per la sua posizione euroscettica e una visione decisamente più a destra rispetto ai centristi come von der Leyen, e ci si aspetta che il loro numero aumenti dopo il voto di giugno. "Molto dipende dalla composizione del prossimo Parlamento e da chi ci sarà", aveva affermato von der Leyen, deludendo tutti coloro che speravano in una presa di posizione netta contro l’avanzata delle destre. La risposta aveva infiammato Bas Eickhout, uno dei candidati principali dei Verdi, che, sbalordito, aveva esclamato "Cosa?", fuori dal suo tempo assegnato per rispondere.
I commenti di Maastricht hanno costituito finora il segnale più chiaro della sua intenzione di collaborare con partiti di estrema destra per ottenere un secondo mandato. Fino ad oggi, il Parlamento Europeo è stato retto da una coalizione composta dal PPE di von der Leyen, socialisti e liberali, occasionalmente supportati dai Verdi.
Durante il dibattito elettorale di giovedì, von der Leyen è stata messa ancora una volta davanti con le sue precedenti dichiarazioni in merito a un potenziale accordo con l'ECR. In risposta, ha enfatizzato i tre principi fondamentali che guideranno la sua collaborazione con gli eurodeputati nel prossimo mandato: essere "pro-Europa", "pro-Ucraina" e "a favore dello Stato di diritto".
Ha poi aggiunto:"Non ho detto che intendo collaborare con l'ECR. Sto parlando di membri del Parlamento europeo. In base a dove si collocheranno, decideremo come si può configurare una maggioranza”. In un tweet dopo l’evento, la Presidente ha chiarito ancora la sua posizione, escludendo categoricamente il Rassemblement National di Le Pen (RN), Alternativa per la Germania (AfD) e la Confederazione polacca (Konfederacja), definendoli "amici di Putin" che "vogliono distruggere l'Europa".
Chi rispetta le tre linee rosse di von der Leyen? La risposta: Giorgia Meloni. "È sicuramente europeista, favorevole allo Stato di diritto e anti-Putin, quindi possiamo offrirle collaborazione". Ha poi precisato di avere un approccio diverso sui temi riguardanti i diritti LGBTQ+, ma ha sottolineato di star parlando di europarlamentari, non di gruppi. In ogni caso, VDL ha dichiarato: "Ho lavorato molto bene con la Meloni in Consiglio come con gli altri leader".
Nicolas Schmit per i Socialdemocratici ha manifestato il proprio dissenso con quanto affermato da von der Leyen: "Non faccio distinzioni tra Vox e Meloni perché ogni volta che Vox organizza una conferenza, Meloni è invitata". "Ciò che dice lì potrebbe essere un po' diverso da ciò che dice al Consiglio europeo, ma alla fine, è probabilmente ciò in cui crede davvero", e per questo motivo "non c'è modo di avere alcun tipo di accordo con l'estrema destra. Siamo fermi e siamo chiari, non possiamo fare concessioni".
L’Eurovision Debate di giovedì si può recuperare qui integralmente. Per la versione integrale del Maastricht Debate qui. Per un'analisi dettagliata dei temi trattati qui, e qui.
In Italia, le elezioni europee si terranno l'8 e il 9 giugno 2024. Per ulteriori informazioni sul voto e su come partecipare, consulta qui.
A cura di Nicoletta Ionta (@nicoletta.ionta)
Intervallo
Arriverò in ritardo, ma questa settimana per la prima volta ho dato una chance a “Derry Girls”, serie andata in onda dal 2018 al 2022.
La serie tv - britannica - racconta le storie di un gruppo di amiche adolescenti negli anni Novanta, durante i disordini a Derry. Oltre ad essere ben rappresentato il periodo dei “troubles” - che nella serie somiglia molto a quel che uno si immagina - Derry Girls riesce a raccontare con grande precisione l’adolescenza. È evidente che le quattro protagoniste - più che vivere un momento fondamentale per la storia dell’Europa moderna - siano accomunate dalla condivisione di una condizione esistenziale come nessun’altra: essere ragazze adolescenti.
Quindi non c’è bomba, posto di blocco, arresto o rivolta che tenga: “Northern Ireland’s troubles… are nothing compred to theirs”.
(Derry Girls è disponibile su Netflix).
A cura di Benedetta Di Placido (@ben.detto)
Da Generazione
Questa settimana da Generazione arriva una notizia importante. Il 30 maggio inizierà “Erosioni”, una serie di chiacchierate, organizzate con il III municipio di Roma, per parlare di come cambia il nostro modo di amare.
Gli incontri saranno sparsi per il municipio, termineranno a fine giugno e saranno sempre gratuiti. Ti aspettiamo per molti abbracci
Se hai qualche suggerimento o richiesta, scrivici su Instagram: @ben.detto, @nicolettaionta o @generazione o a info@generazionemagazine.it
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