Ricomincio da tre
Nel mondo questa settimana, lo scudetto del Napoli, la vicenda di Roberto Saviano e la situazione in Ucraina...
Oggi è domenica 7 maggio e questa è Occhiaie, la newsletter di Generazione edita da Benedetta Di Placido e Nicoletta Ionta.
Bentornatə su Occhiaie!
Questa domenica chiude una settimana che è stata una montagna russa politica-geopolitica-sportiva. Abbiamo superato in scioltezza un Primo Maggio dai toni particolarmente confusi, siamo passati per l’escalation della guerra in Ucraina e poi.
E poi abbiamo ricominciato da Tre.
Iniziamo.
Nel mondo questa settimana
Secondo il Comitato di emergenza sul coronavirus dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), l'agenzia delle Nazioni Unite responsabile della salute, la pandemia da COVID-19 non è più considerata un'Emergenza di Salute Pubblica di Rilevanza Internazionale.
È stato incoronato Re Carlo III nell'Abbazia di Westminster a Londra.
Dopo le massicce manifestazioni che si sono tenute in tutta la Francia durante la giornata dei lavoratori, i leader sindacali si sono riuniti in una videoconferenza per prendere decisioni su come proseguire il movimento di protesta contro la riforma delle pensioni.
Khader Adnan, figura prominente del movimento islamista palestinese Jihad islamica, è morto la mattina del 2 maggio dopo essere rimasto in sciopero della fame per 87 giorni.
A Belgrado, il 3 maggio, si è verificata una tragica situazione in cui un ragazzo di tredici anni ha sparato, causando la morte di otto suoi compagni di scuola e di una guardia giurata, e ferendo altre sei persone.
Il giorno successivo, un individuo ha aperto il fuoco con un fucile automatico in tre villaggi nelle vicinanze di Mladenovac, situato nel centro del paese, provocando la morte di otto persone e il ferimento di altre quattordici.
Le vicende giudiziarie di Roberto Saviano
Tutto inizia nel 2020. E allacciamoci le cinture che qui è lunga.
Dicembre 2020, Saviano viene ospitato da Formigli nella trasmissione Piazza Pulita. Viene presentato “Gridalo”, il suo l’ultimo libro. Si passa - dopo circa venti minuti - al blocco successivo, attraverso un servizio che segue un salvataggio di OpenArms in cui perdono la vita 5 persone. Il racconto si concentra sulla storia di un bambino di pochissimi mesi che muore a seguito del salvataggio dall’imbarcazione distrutta su cui aveva viaggiato, e dopo 60 minuti di rianimazione. Sua mamma, che si salva, aveva 18 anni.
Nel servizio è possibile vedere tutto questo senza alcun filtro, vi invito a farlo prima di proseguire nella lettura. Minuto 14:00.
Al minuto 23:16 si conclude il servizio e Formigli domanda a Saviano un parere. Lui risponde così: “Vi sarà tornato alla mente tutto il ciarpame: ‘taxi del mare’, ‘crociere’… Tutte quelle parole spese su questa disperazione. Viene solo da dire bastardi. Come avete potuto? A Meloni, a Salvini: bastardi. Come è stato possibile a tutti loro di descriverlo così? Era legittimo avere un’opinione politica diversa dall’accoglienza, ma non sull’emergenza. Non su chi sta in mezzo al mare, non su chi sta salvando persone.”
Giorgia Meloni, allora, era solo parlamentare e Facebook, non so se ricordate, era la piattaforma che predilige-va per comunicare con i suoi elettori. Pochi giorni dopo l’ospitata di Saviano, infatti, Meloni ripubblica lì il segmento dell’intervista in cui viene appellata come “bastarda” e scrive questo: “Sono veramente stufa di assistere a questo disgustoso sciacallaggio da parte di Saviano. Ma per voi è normale che a questo odiatore seriale sia consentito diffamare (come al solito in un monologo senza alcun contraddittorio) chi non è in studio? È normale che un conduttore non spenda mezza parola per prendere le distanze da simili e inaccettabili esternazioni? Non sono disposta a tollerare oltre: ho già dato mandato per procedere legalmente contro le diffamanti e vergognose parole di Roberto Saviano. Ora basta.”
Questo “ora basta” si è concretizzato, appunto, in una querela per diffamazione, che potrebbe costare a Saviano fino 3 anni di carcere. Matteo Salvini, nel processo, si è costituito parte civile, ma il tribunale non ha accettato la sua richiesta, cancellando il cognome del Ministro dai titoli di coda.
La prima udienza si è tenuta il 15 novembre 2022, è durata pochi minuti e ha rimandato tutti ad aggiornarsi il 12 dicembre. La terza udienza è stata il giorno successivo. Durante quest’ultimo appuntamento in tribunale, il pubblico ministero non ha però citato Giorgia Meloni nell’elenco di coloro che avrebbero dovuto essere ascoltati in aula. Tuttavia, la sua presenza era prevista: è stata lei a costituirsi parte civile e - in principio - a dar vita alla causa. Tuttavia, le parole non sono state compensate anche da una sua puntuale presenza in aula.
Venendo a mancare, per vigliaccheria o noia, l'interesse per una querela partita dalla propria bocca, Matteo Salvini ha pensato di riempire questo vuoto.
Il 1° febbraio 2023, infatti, Saviano si è nuovamente ritrovato a processo, stavolta per volere del Ministro delle infrastrutture e mobilità sostenibili del governo Meloni. Salvini lamentava la definizione “Ministro della Mala Vita”, affibbiatagli dallo scrittore per (parole sue): “perché utilizzava il sud Italia come bacino di voti dimenticandolo una volta vinte le elezioni e soprattutto perché sottovalutava e ignorava i problemi più gravi e atavici da cui il Sud era (ed è) afflitto.”
Oltre all’udienza del 1° febbraio, non ci sono state novità. Il giudice ha aggiornato il processo al 1° giugno, quando (se si presenterà) verrà ascoltato Salvini.
A questo punto entra in campo il terzo componente di questa interessante triade di querele, l’oggi Ministro della Cultura Sangiuliano. La terza vicenda nasce da questo tweet
A cui, per altro, rispose sportivamente Giorgia Meloni. Si vede che al tempo Sangiuliano già le era simpatico.
Secondo Sangiuliano, Saviano era colpevole di aver collegato la sua nomina a direttore del Tg2 “a esponenti politici coinvolti in diverse inchieste giudiziarie nell’ambito della criminalità organizzata”.
Quale sarebbe questo esponente? Nicola Cosentino, sottosegretario di Stato del Ministero dell'Economia e delle Finanze del Governo Berlusconi IV, condannato lo scorso mese a dieci anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa. Nello specifico, era un referente del clan dei Casalesi, lo stesso clan che con le proprie minacce tiene Saviano sotto scorta dal 13 ottobre 2006.
Provato che Sangiuliano e Cosentino siano stati politicamente vicini, la giudice Albano ha assolto Saviano sostenendo che le sue opinioni: “siano giudizi politici, sebbene aspri e pungenti”. Per altro, ha smentito gli eventuali danni subiti da Sangiuliano: “la vicenda non sembra avere avuto ripercussioni nel proprio ambito professionale e sociale tenuto conto del fatto che all’epoca della pubblicazione dei post era direttore del Tg2, mentre nell’attuale governo è stato nominato ministro”.
A rendere questo quadro, se possibile, più disgustoso, è l’inerzia di tutti coloro che avrebbero potuto muoversi attorno a questa vicenda. La stampa non ha e non sta coprendo la notizia con lo stesso interesse ed entusiasmo che dedica alle più stupide novità politiche che guadagnano colonne ed editoriali. Anche se in questo caso c’era e c’è in gioco la coccolata libertà-di-stampa o di opinione.
Tre componenti del Governo che in questo momento guida il nostro Paese, hanno tentato di mettere a tacere l’unica persona - con buona pace di chi ogni tanto prova a sputare mezza sentenza con l’aria di una critica per poi scappare via - che ha chiamato le cose con il loro nome. Non solo lo ha fatto per dare un segnale di forza, ma l’ha fatto consapevole di occupare uno spazio più grande: di avere i mezzi per difendersi, di avere il giusto staff, i soldi, le immunità.
Lo Stato - chi per lui - ha fatto la voce grossa per sostenere e preservare una reputazione che è in frantumi dalla campagna elettorale. Che viaggia, ipocrita, sulle spalle dei morti in mare, dei morti di mafia.
Hanno fatto un salto nel vuoto con tutte le carte in regola per vincere.
E poi hanno perso.
Illustrazione di Chiara Meloni.
Chi è stato?
Durante la notte tra martedì e mercoledì, si è verificata un'esplosione di due droni sopra il Cremlino, che come abbiamo ormai imparato a conoscere, è la residenza del presidente russo Vladimir Putin e ospita vari organi istituzionali nel cuore di Mosca.
Vari J’accuse sono partiti da subito, per non farci mancare niente.
Il governo russo ha immediatamente classificato l'attacco con i droni come un "atto terroristico pianificato", e un “tentativo di assassinio del Presidente Putin”, come evidenziato nel comunicato rilasciato dal servizio stampa russo: "Consideriamo queste azioni come un atto terroristico pianificato e un attentato alla vita del presidente, avvenuto proprio in anticipo alla giornata della vittoria, durante la parata del 9 maggio, che vedrà la partecipazione anche di ospiti stranieri". Insomma, cose serie.
L'ipotetico "tentativo di assassinio" si è rivelato un po’ una sola, per diverse ragioni. In primo luogo, Putin non si trovava al Cremlino la notte di martedì, come confermato dal portavoce Dmitri Peskov, ma presso un'altra delle sue residenze fuori Mosca. Inoltre, Putin dorme raramente all'interno delle mura del Cremlino, anche se a volte si trattiene fino a tardi, come ha affermato personalmente in un'intervista recente.
Nonostante entrambi i droni siano stati intercettati e abbattuti prontamente dai sistemi di difesa antiaerea, senza quindi riuscire a raggiungere direttamente gli edifici, l’incidente rappresenta una sfida significativa per le difese aeree che proteggono il territorio russo, evidenziando una possibile carenza di efficacia in questa circostanza specifica.
Diversi video pubblicati sui social media da residenti di un quartiere che si affaccia sul complesso monumentale del Cremlino hanno documentato l'attacco. I filmati mostrano chiaramente uno dei due droni che supera le mura del Cremlino e successivamente esplode dopo essere stato colpito dai sistemi antiaerei, precipitando su una cupola del complesso. Ne potete vedere alcuni qui e qui.
Oltre alle classiche chi-come-e-perché, sorge un altro interrogativo inquietante: come diavolo è stato possibile che due droni militari abbiano penetrato indisturbati nel cuore di Mosca? Nonostante siano trascorsi alcuni giorni, la risposta a questa domanda rimane ancora sconosciuta, e le dinamiche dell'attacco non sono state ancora chiarite. Tuttavia, se verrà trovata una risposta, potrebbe rivelare eventuali vulnerabilità nel sistema di protezione e sollevare dubbi sulle strategie di sicurezza implementate.
Noi, purtroppo, di sistemi di difesa ce ne intendiamo ben poco, ma possiamo ricostruire alcuni possibili scenari di responsabilità dell’attacco avvenuto questa settimana. Vediamoli.
La prima ipotesi vede il coinvolgimento dell'Ucraina. Alcuni suggeriscono che l'attacco possa essere stato pianificato e perpetrato dall'Ucraina come un'azione ostile nei confronti della Russia. L'Ucraina ha negato qualsiasi coinvolgimento, mentre Washington ha suggerito che l'attentato potrebbe essere stato messo in scena per giustificare un'escalation militare nell'invasione degli Stati Uniti.
Zelensky ha dichiarato: "Non stiamo attaccando Putin o Mosca. Stiamo combattendo sul nostro territorio, difendendo i nostri villaggi e le nostre città". Il Presidente ucraino ha poi sottolineato che l'Ucraina non dispone di armi sufficienti per attaccare la Russia o tentare di assassinare il Presidente russo sul suo posto di lavoro. Ha aggiunto: "Non abbiamo attaccato Putin. Lasciamo che sia un tribunale a occuparsene". Dall’altro lato, il Cremlino ha fatto un passo in più, accusando pubblicamente gli Stati Uniti di essere i mandanti dell'attacco.
Un'altra ipotesi suggerisce che l'attacco possa essere stato orchestrato internamente dalla Russia stessa, magari per motivi politici o come mezzo per consolidare ulteriormente il potere. Prima dell'inizio dell'invasione su larga scala, la Russia è stata accusata di condurre più volte azioni autoinflitte volte a giustificare reazioni più violente. Come abbiamo detto, i due droni utilizzati nell'attacco erano troppo piccoli per causare danni significativi al Cremlino, inoltre, Putin non si trovava nella struttura e l'edificio stesso non ha subito alcun danno.
Secondo la CNN, la terza possibilità è che l'attacco sia stato perpetrato da un gruppo clandestino di individui russi, che si oppongono a Putin e hanno agito in modo indipendente. In particolare, un elemento a sostegno di questa teoria è rappresentato dai numerosi attacchi che hanno preso di mira infrastrutture critiche, i tentativi di assassinio di reclutatori e funzionari russi, sabotaggi e altre azioni clandestine che si sono verificate in Russia sin dall'inizio dell'invasione.
Secondo Eleonora Tafuro Ambrosetti, senior research fellow presso l'ISPI, la dinamica dell'attacco è ancora poco chiara, tuttavia è poco credibile che si sia trattato di un attacco condotto da due droni ucraini. Al contrario, si può ipotizzare che sia stata un'operazione organizzata dalle autorità russe stesse con l'obiettivo di rafforzare lo spirito nazionale in vista della parata del 9 maggio, giornata celebrata in Russia per commemorare la vittoria contro la Germania nazista nel 1945.
Ogni anno viene organizzata una parata militare che attraversa il Cremlino, tuttavia, quest'anno le autorità hanno previsto una cerimonia più sobria a causa dell'ampio coinvolgimento delle forze armate russe nell'invasione dell'Ucraina. Ma non solo, nelle regioni russe adiacenti al confine ucraino, come Belgorod o Kursk, le parate sono state cancellate.
Tuttavia, nonostante l'attacco con i droni al Cremlino, Dmitry Peskov ha annunciato che la parata militare di Mosca si svolgerà come previsto. Business as usual, come direbbe qualcuno, con nessuna modifica al programma per la parata organizzata nella capitale. Il presidente russo parteciperà all'evento, smentendo così le speculazioni su eventuali cambiamenti dopo l'attacco.
Generazione Prova
Basta digitare su Google la parola doccia per vedere il riempimento automatico proporre le seguenti: fredda e benefici. Il motore di ricerca è veloce nel proporci miliardi di risultati che lodano i benefici per la salute e il benessere prodotti da quei pochi minuti trascorsi sotto un getto di acqua congelata. Tra questi ci sono il miglioramento della circolazione sanguigna, un aumento del livello di energia, fino ad arrivare a un generale miglioramento dell'umore e alla riduzione dello stress.
Su Youtube sembra essere diventata ormai abitudine intraprendere la cold-shower challenge, in cui le persone si sfidano a fare docce congelate per un periodo di tempo specifico, di solito per un certo numero di giorni consecutivi. L’impatto è brutale, ma è nella costanza che nasce il la-doccia-fredda-mi-ha-cambiato-la-vita! Quei 3 minuti di dolore vengono venduti come rivelazione ultima del sapere del mondo e chiave di ogni futuro successo personale. Qui per dirvi che sì, ci ho provato, e no, non ci sono riuscita, perdonatemi.
A cura di Nicoletta Ionta (@nicolettaionta)
Generazione AP-Prova
Confesso d’esser scivolata (senza alcun tentativo di trattenermi) nell’abisso social dei festeggiamenti napoletani. Non sono un popolo noto per la sobrietà, e questo è tutto quello che mi serviva sapere per lasciare che l’algoritmo di Twitter e Tiktok facessero il resto. Viviamo tempi duri, fatevi un favore e cliccate qui. Scorrete fino in fondo.
A cura di Benedetta Di Placido (@ben.detto)
Ringraziamenti
Se ti piace Occhiaie condividila con chi pensi possa amarla quanto te! Per noi è molto importante.
Un grande grazie a Chiara Meloni per curare le illustrazioni settimanali.
Grazie a tutta la banda di Generazione. E grazie sempre a chi ci aiuta qui e lì.
Forza Napoli
A domenica prossima!
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Ci vediamo ogni settimana, la domenica mattina, nella tua mail box.
E naturalmente FORZA NAPOLI
Questa settimana vi siete superate. È un piacere leggervi, ma questa settimana ancora di più. COMPLIMENTI