Il percorso di santificazione di Silvio Berlusconi
In questo numero di Occhiaie si parla solo di Silvio Berlusconi. La sua storia e il futuro del suo partito...
Oggi è domenica 18 giugno e questa è Occhiaie, la newsletter di Generazione edita da Benedetta Di Placido e Nicoletta Ionta.
Buona domenica e bentornatə su Occhiaie.
Lo sapete, lunedì 12 giugno è morto Silvio Berlusconi. In questo numero di Occhiaie ricapitoliamo tutto quello che la nostra memoria ci consente di mettere insieme. Siamo nate con il governo di Massimo D’Alema e il resto lo abbiamo vissuto con la presenza costante e invadente di Silvio Berlusconi, che ci portiamo appresso anche nell’attuale stato-delle-cose.
Sarà nostra premura non citare troppe volte Succession, la serie HBO che sembra parlare proprio del futuro della famiglia Berlusconi, ma anche del nostro. Non garantiamo di riuscirci.
Buona lettura!
Santo subito
La scena è questa. Siamo fuori dalla residenza di Silvio Berlusconi ad Arcore. Piove a dirotto e sotto gli ombrelli scuri del Popolo-della-Libertà si stagliano visi contriti, scavati, anziani ma anche incredibilmente giovani. Qualcuno piange, stringe fazzoletti bianchi nelle mani, altri scuotono la testa, abbracciandosi con il perfetto sconosciuto di fianco, che presumibilmente condivide lo stesso vuoto che solo il lutto della propria cometa politica può provocare.
Chi decide di parlare ai giornalisti dice che non ci sarà mai più nessuno come lui. Che dopo di lui c’è solo Dio. Sono andati a rendergli omaggio persino gli Ultras dell’Inter, che deglutiscono dentro le loro polo nere abbottonate fino al pomo d’Adamo, prima di lasciare che le loro corde vocali compongano l’inimmaginabile: “era un avversario immenso”.
Nei chilometri che ognuno di loro ha percorso per raggiungere i cancelli - invalicabili, per scelta della famiglia - della camera ardente di Berlusconi, risiede la sintesi del suo intero percorso politico: farci credere di essere come lui.
L’opera più alta, sofisticata e complessa mai realizzata da Berlusconi non è stato convincerci di averci sollevato dalla fame e dalla disoccupazione - mentre affrontavamo la crisi finanziaria del 2007 e del 2008. Non è stata neppure lanciare il sasso e poi nascondere la mano durante i fatti del G8, che hanno portato alla morte di Carlo Giuliani. Neanche i festini con le minorenni e neppure l’amicizia con Licio Gelli, Michele Sindona e Giuseppe Graviano. Incredibilmente, neppure il caso Ruby o i bilanci falsificati con Medusa Film. Neanche, infine, i casi di corruzione o di tangenti che lo hanno coinvolto.
Il suo progetto riuscito meglio è stato quello di renderci gregge, guidati da un pastore che ha il vizietto di scordarsi le sue pecore, di lasciare che vengano pestate a morte, di pagare perché possano stare in silenzio, di venderle promettendo loro una vita migliore, di simpatizzare con chi intende avvelenarle. Questo, professando di amarlo, il proprio gregge.
L’identificazione è stata così efficace da osservare l’uomo più distante da noi e pensare di aver trovato un degno rappresentante. Contare le barche, il denaro, le aziende, le proprietà, le società, le ville, i festini e pensare che potesse capirci. Ci siamo lasciati - senza colpevolizzare chi, come molti (come noi), quegli anni se li è vissuti facendosi il fegato amaro, ma pur sempre ricordando la legittimazione elettorale da lui ricevuta - convincere di essere uguali perché anche a noi piacciono le donne, meglio se giovani. Piace il calcio, comunque sia declinato. Ci piace l’opulenza, la televisione di merda, il lusso, lo sfarzo, l’eredità, lo stare apposto. Sistemarci noi e sistemare chi ci sta intorno.
E se non ci piace, come molti faranno fatica ad ammettere, ci fa almeno ridere. Ci fa ridere sentire le sue barzellette, vederlo preso in giro da qualsiasi leader europeo gli sia orbitato attorno, ci fa ridere sentirlo parlare di mignotte, vederlo con una donna più giovane di cinquant’anni, scrivere appunti in grado di manovrare l’esito del nuovo governo del Paese, abilmente proposti a favore di camera.
Se non ci piaceva, ci faceva ridere. E se non piaceva a noi, a tanti invece convinceva. A tanti raccolti ad Arcore, a tanti in lacrime al suo funerale, a tanti che hanno plasmato il 2000 con il loro voto. A tanti che sono stati la maggioranza, che lo sono anche adesso. Mascherati, mischiati, reinventati, ma pur sempre la maggioranza.
Se ci sorprendiamo per i commossi necrologi, per i conduttori che piangono in diretta, per le foto commemorative, per i vari ha-fatto-anche-cose-buone, per la compassione sfrenata e per i ricordi di vite cambiate grazie a lui, è perché siamo vittime del suo gran finale. Come si dice, l’ultimo atto. Averci convinto di essere cambiati, di non avere più a che fare con il suo elettorato, sparito quando ha smesso di essere il protagonista delle vicende politiche. E’ riuscito a farci sorprendere di una inaspettata “svolta a destra”. A farci disunire, allontanare.
Ci ha lasciato, poi, riempendo la sua assenza con l’Atto II. Appena si è chiuso il sipario e si sono accese le luci, ci siamo accorti tutti di avere il suo volto.
E mo’?
Previsto, eppure inatteso. Fulmineo, ma al tempo stesso calcolato, elaborato in modo graduale.
Ci ha lasciato increduli, in un labirinto di lodi e accuse, disorientati tra i segmenti che discutono dell'eredità politica, dell'impatto, della vita-e-opere di Silvio Berlusconi. Figurarsi. Per me, che a 8 anni il mondo mi sembrava diviso in chi guardava il telegiornale di Emilio Fede la sera e chi no, in questi giorni ho continuato a riflettere su ciò che ha rappresentato l'era di Berlusconi, su quello che avrebbe lasciato dietro di sé.
Le parole di Pier Luigi Bersani, pronunciate dopo la diffusione dei leak riguardanti le relazioni tra Berlusconi e Putin a ottobre da LaPresse, mi risuonavano nella mente: “no, non esiste un successore”. Parole ripetute anche nell’intervista rilasciata al Corriere della Sera nella giornata di martedì: «Ora si apre il tema della successione, ma in un meccanismo politico come quello portato da Berlusconi la successione può essere solo dinastica».
Le eredità sono due, una politica e una economica. I nomi: Tajani, Ronzulli, Fascina. E poi, la famiglia: Pier Silvio, Barbara, Marina, Luigi, Eleonora.
Il futuro di Forza Italia si presenta incerto proprio a causa delle sue caratteristiche e della sua storia. Scrive Marco Damilano su Domani: Il centrodestra non è mai stato un progetto, un programma, una ideologia, è stato una persona. Berlusconi ha rappresentato un'entità diversa rispetto al leader politico che attualmente tutti gli aspiranti alla successione affermano di rimpiangere. È stato il precursore delle leadership personali, vincitore assoluto nello stabilire un legame tra partito, Stato, persona e patrimonio.
La partita per il futuro di Forza Italia è aperta: in molti vedono nell'attuale Ministro degli Esteri, Tajani, il candidato favorito per la successione alla guida del partito. Ma resta l’incognita Marta Fascina, deputata di Forza Italia e compagna di Berlusconi fino alla sua morte. Secondo quanto riportato da Pagella Politica, Fascina potrebbe svolgere un ruolo di rilievo nella successione.
È incerta anche la compattezza del partito stesso. In molti che ipotizzano che nei prossimi mesi potrebbe verificarsi un significativo spostamento di membri da Forza Italia verso il partito di Meloni, la Lega o formazioni politiche di orientamento centrista.
Sorge poi una questione di rilevanza finanziaria: Forza Italia ha un debito di circa 90 milioni di euro, che è garantito da fideiussioni personali di Berlusconi. È incerto se gli eredi continueranno a garantire le stesse somme. Il debito di Forza Italia è notevolmente più alto rispetto a quello del secondo partito più indebitato, il Partito Democratico. Questa situazione fa di Forza Italia il partito italiano con il più elevato livello di indebitamento tra tutti.
E poi? E poi c’è Fininvest, la celebre società fondata nel 1978 da Silvio Berlusconi. Ad oggi rappresenta uno dei gruppi imprenditoriali più grandi in Italia, con un fatturato annuale di circa 4 miliardi di euro.
Inizialmente, Fininvest era un'azienda attiva nel settore delle costruzioni edili e della progettazione urbanistica. Uno dei suoi progetti più noti è Milano 2, area residenziale e commerciale situata nel comune di Segrate, realizzata alla fine degli anni '70. Negli anni successivi, Fininvest ha ampliato le sue attività in diversi settori, tra cui quello televisivo, l'assicurativo, il cinematografico, l'editoriale, l'elettronico, il finanziario e lo sportivo.
La società è interamente proprietà della famiglia Berlusconi, con una distribuzione delle quote tra i 5 figli e il leader della famiglia. Infatti, Silvio Berlusconi manteneva il 61,2% delle azioni totali, mentre i due figli più grandi, Marina e Pier Silvio - avuti dalla prima moglie Carla Dall'Oglio - possiedono il 7,65% di Fininvest. I tre figli avuti con Veronica Lario (Barbara, Eleonora e Luigi), detengono complessivamente il 21,42% delle quote, suddivise in parti uguali, circa il 7.13% a testa.
Marina e Pier Silvio, oltre ad avere quote leggermente più alte, ricoprono ruoli di rilievo all'interno delle aziende: Marina è presidente di Fininvest e Mondadori, mentre Pier Silvio è amministratore delegato di Mediaset Group e consigliere di amministrazione di Fininvest.
Tra i 5 però, non è proprio tutto rosa e fiori: nel corso del tempo, si sono manifestate differenze di visione strategica tra i fratelli minori, i quali hanno avuto un coinvolgimento meno attivo nelle operazioni aziendali, e i fratelli maggiori. Ma ora, tutto dipenderà da come è stata organizzata la successione, e dalla spartizione di quel 61% di proprietà del leader.
La rivelazione finale di Game of Fininvest è custodita nella cassaforte del notaio Arrigo Roveda, a Milano, situato in via Mario Pagano. Sarà infatti attraverso l'apertura del testamento - voci ipotizzano che verrà ufficialmente aperto la prossima settimana - che si potranno scoprire le disposizioni lasciate da Silvio Berlusconi riguardo alla sua eredità.
Ma è qui che entra in gioco la legge: in assenza di coniuge e in presenza di più figli si possa disporre liberamente solo di una parte del proprio patrimonio, “la disponibile”. Questo perché il matrimonio tra Silvio Berlusconi e Marta Fascina è avvenuto in modo simbolico e del tutto non legale. Per celebrare il loro amore, la coppia ha organizzato una cerimonia chiamata "festa dell'Amore", che non è stata una vera unione religiosa o civile. Nessuna paura, nonostante la cifra esatta non sia confermata, è previsto che la nostra Kerry Castellabate italiana riceva un'ingente somma di denaro che si stima possa variare tra i 50 e i 120 milioni di euro, oltre alla proprietà di alcuni immobili.
Ma ritornando alla legge: la restante parte di patrimonio rientra nella cosiddetta quota di “legittima” e deve essere assegnato agli eredi in parti uguali. Ne consegue che circa il 40% delle azioni dovrebbe essere spartito in parti uguali tra i cinque figli.
Per risparmiarvi i calcoli, l’apertura del testamento potrebbe effettivamente rimescolare le carte in tavolo, cambiando le percentuali e arrivando a determinare un nuovo schieramento interno. Noi aspetteremo di vedere a chi andrà quel 20%, l'incognita che determinerà il destino di Fininvest. Silvio Berlusconi potrebbe averlo destinato a chi ha guidato l'azienda finora o potrebbe aver previsto un cambiamento radicale nella sua gestione.
Ci rimettiamo alle scelte del Cav., the show will go on
Per questa settimana ci siamo spremute abbastanza, per cui vi risparmiamo anche la nostra rubrica di consigli, promettendo che torneremo più forti settimana prossima.
Take care.
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