Come muore una repubblica
La settimana dal mondo, la fine del Nagorno Karabakh e l'intervallo di oggi
Oggi è domenica 1 ottobre e questa è Occhiaie, la newsletter di Generazione edita da Benedetta Di Placido e Nicoletta Ionta.
Buon ritorno qui su Occhiaie. Anche questa settimana abbiamo scelto un personaggio pubblico a cui appellarci per empatia rispetto alla nostra condizione psico-fisica: Marta Fascina chiusa ad Arcore.
Non deve essere facile superare la morte di Silvio Berlusconi, immaginatevi cercare di capire la storia di una regione separatista come il Nagorno Karabakh. A ognuno le proprie battaglie.
Comunque, iniziamo.
La settimana dal mondo
Ieri, il 30 settembre, si sono svolte le elezioni politiche in Slovacchia. La possibile vittoria di Robert Fico, ex premier populista con posizioni filorusse e attualmente in testa nei sondaggi, potrebbe avere un impatto significativo sulla situazione in Ucraina, paese confinante.
Si sta sviluppando una crisi diplomatica tra il Canada e l'India in seguito dell'omicidio di Hardeep Singh Nijjar, leader separatista sikh coinvolto nel movimento Khalistan, che chiede uno stato sikh indipendente.
Il Canada ha accusato le autorità indiane di essere coinvolte nell'omicidio, avvenuto nel Paese ad agosto. L'India ha respinto queste accuse e ha espulso un diplomatico canadese in risposta.
A circa trent'anni dall'omicidio di Tupac Shakur, il «gangster» Duane Keith Davis è stato incriminato per la sua morte. Davis ha ammesso di aver partecipato alla sparatoria che uccise Shakur il 13 settembre del 1996.
New York è allagata. La città è stata interessata da fortissime piogge a partire da venerdì. In risposta a questa situazione, la governatrice Kathy Hochul ha dichiarato lo stato di emergenza.
In Spagna, il nuovo Congresso spagnolo, eletto alla fine di luglio, ha respinto la richiesta di fiducia presentata da Alberto Núñez Feijóo, leader del Partito Popolare, per la formazione del nuovo governo. Il voto favorevole è stato di 172 voti, mentre quelli contrari sono stati 178, non raggiungendo così la maggioranza necessaria per quattro voti.
Il Nagorno Karabakh si è sciolto
Per cercare di capire questioni politicamente complesse è sempre d’aiuto partire da una cartina: sfruttiamo una delle varie proposte da Internazionale e la memoria visiva che l’esposizione precoce ad Internet ha installato nei nati dopo il 1995.
Quella in giallo è la Repubblica separatista del Nagorno-Karabakh. Si tratta di un territorio di circa 11mila km quadrati che si estende all’interno dell’Azerbaijan. Ha una popolazione di circa 120mila persone, prevalentemente armene, di religione cristiana.
Qui il primo nodo: sebbene il Nagorno-Karabakh sia riconosciuto dalla comunità internazionale come parte dell’Azerbaijan, la sua popolazione è molto più vicina all’Armenia dal punto di vista etnico, religioso e culturale. Geograficamente, però, i due territori non confinano, anzi, comunicano solo tramite il «corridoio di Lachin»: un breve tratto di strada che rappresenta l’unico sbocco comunicativo tra le due zone, costruito negli anni Novanta. Tramite questa via, il Nagorno-Karabakh riceve il 90% dei propri viveri, che provengono proprio dall’Armenia.
Il 30 agosto 1991, con la dissoluzione dell’Unione Sovietica nasce la Repubblica di Azerbaijan. Successivamente, il 2 settembre il Nagorno-Karabakh votò per la costituzione di una nuova entità statale autonoma. Questo meccanismo di indipendenza fu reso possibile dalle leggi sovietiche vigenti in quel momento: secondo la Legge del 3 aprile 1990, se all’interno di una repubblica che decideva di abbandonare l’Unione ci fosse una regione autonoma - un oblast’ - questa aveva la possibilità di scegliere con votazione popolare se seguire o meno la volontà del territorio in cui era inserita.
Il 26 novembre il Consiglio Supremo dell'Azerbaijan tentò di abolire lo statuto autonomo del Karabakh, ma la Corte Costituzionale sovietica respinse l’intento. Il 10 dicembre 1991 la Repubblica del Nagorno Karabakh votò il referendum per l’indipendenza, seguito dalle prime elezioni politiche per il nuovo parlamento.
Il 6 gennaio 1992 viene ufficialmente proclamata la nascita della Repubblica, e il 31 dello stesso mese iniziano i bombardamenti sul territorio da parte dell’Azerbaijan. La guerra inizia ufficialmente nel 1992 e per i due anni successivi sarà anche politico, tra la visione armena favorevole all’autodeterminazione dei popoli e quella azera, che rivendicava la propria integrità territoriale.
Gli armeni vinceranno il conflitto con la firma di Armenia, Azerbaigian e Nagorno-Karabakh dell’«Accordo di Biškek» per un cessate il fuoco. Come spesso avviene in questi casi, l’accordo non venne sempre rispettato e la zona di confine tra la Repubblica del Nagorno-Karabakh e l’Azerbaijan rimase comunque sensibile a combattimenti e scontri.
Le tensioni sono poi aumentate nuovamente circa tre anni fa, nel 2020, con l'inizio della seconda guerra del Nagorno-Karabakh, in cui invece l'Azerbaijan ottenne un vantaggio significativo, riconquistando il controllo dei territori persi negli anni Novanta. Un resoconto di quest’ultimo scontro, durato un paio di mesi, si può leggere qui.
Dal 1994 il Nagorno-Karabakh era governato come entità territoriale indipendente, con un proprio esecutivo e proprie istituzioni, ma anche grazie al sostegno dell’Armenia - vicina sia geograficamente che culturalmente.
Il secondo nodo della storia, invece, è di qualche giorno fa. Il 19 settembre l’Azerbaijan ha iniziato un’operazione militare nel Nagorno-Karabakh definendola di «antiterrorismo». Le premesse a questo ennesimo scontro sono da ritrovarsi in alcuni attacchi delle forze armene, in risposta al blocco del corridoio di Lachin da parte delle forze azere, di cui parlavamo prima.
Oltre all’intervento diplomatico europeo, sul territorio erano presenti forze di peacekeeping russe, che per qualche giorno sono riuscite ad assicurare il cessate il fuoco concordato tra le due parti. L’unica ragione per cui l’Azerbaijan aveva preso parte ad un simile accordo, era perché si considerava già soddisfatto degli obiettivi ottenuti sul territorio. Nel frattempo, i cittadini del Nagorno-Karabakh hanno iniziato a lasciare le proprie case: già nelle prime ore del 20 settembre sui social sono iniziate a circolare immagini di aeroporti pieni e di barriere di confine scavalcate a piedi. La maggior parte di loro tenta di raggiungere la vicina Armenia. Sembra siano riusciti a fuggire in 50.000, numero ovviamente in crescita.
Giovedì 28 il presidente del Nagorno Karabakh, Samvel Sahramanyan, ha annunciato la resa delle proprie truppe e di aver firmato un accordo per lo scioglimento della repubblica del Nagorno-Karabakh. Si tratta di una decisione attesa: in meno di una settimana l’Azerbaijan ha infatti indebolito completamente il sistema di difesa della regione separatista, procedendo con un’operazione definita dalle autorità del NK di «pulizia etnica».
Il decreto afferma che “tutte le istituzioni e organizzazioni governative sarano sciolte il 1 gennaio 2024” e che “la repubblica del Nagorno Karabakh cesserà di esistere”.
Come suggerisce Internazionale in questo articolo, la decisione di scioglimento della Repubblica del Nagorno-Karabakh diventerà, con ogni probabilità, una crisi umanitaria. L’Armenia ha già dichiarato di non riuscire a gestire un flusso così rapido di ingressi nel Paese, appellandosi alla comunità internazionale per evitare che la situazione diventi dannosa per la sua politica interna e per la propria gestione del Paese.
Intanto, il Presidente turco Erdogan si sarebbe congratulato per il bel lavoro dell’Azerbaijan. La Turchia, ad oggi, ancora nega il genocidio della popolazione armena. Anzi, di recente se ne è ridiscusso come «relocation». Il Guardian, qui.
A cura di Benedetta Di Placido (@ben.detto)
Intervallo
Il titolo del settimo album di Mitski Miyawaki, in arte Mitski, musicista indie rock nippinico-statunitense, "The Land Is Inhospitable And So We Are"(in italiano la terra è inospitale e così lo siamo noi) è bastato per farmi entrare in una spirale di rassegnata consapevolezza sul destino del nostro pianeta. A solo un anno dal suo ultimo lavoro Laurel Hell, e dal brano This Is A Life, in collaborazione con Son Lux e David Byrne per la colonna sonora di Everything Everywhere All at Once, premiato agli Oscar come miglior film del 2022, Mitski ritorna sulla scena musicale con un nuovo album, dopo aver inizialmente considerato il ritiro dalle scene.
Nel suo nuovo album Mitski abbandona le chitarre elettriche che hanno caratterizzato i suoi lavori passati, per abbracciare un suono più caldo e folk, con il supporto di un’orchestra e di un coro di 17 elementi. Siamo lontani dalle sonorità di Bury Me At Makeout Creek (2014), o dal suo album di brekout Puberty 2 (2016).
Ritornano i temi dell'identità, una costante nella produzione dell’artista, la quale ha condiviso in precedenza il sentimento di non sentire di appartenere completamente a nessuna categoria specifica, di non sentirsi appieno “né asiatica né americana”. "Non ho un io", ha detto Mitski sul sito della sua etichetta discografica, "ho un milione di sé, e sono tutti me, li abito e vivono tutti dentro di me".
Nell’album ritornano anche i riferimenti alla dipendenza e all’alcolismo, come evidenziato nel suo primo singolo "Bug like an angel": “As I got older, I learned I'm a drinker, Sometimes a drink feels like family”.
The Land Is Inhospitable and So Are We è uscito il 15 Settembre per Dead Oceans, e si ascolta qui.
A cura di Nicoletta Ionta (@nicolettaionta)
Da Generazione
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Occhiaie torna domenica prossima alle 9:30.
Un grazie a chi legge Occhiaie per l’entusiasmo dimostrato per l’inizio di questa nuova avventura, siete davvero in tantissim3!